La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – «Il dossier è stato formalmente trasmesso alla Regione Lazio», giura al Sole24ore Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica in pectore, all’ennesima rivelazione sul tema. «Non è vero, non ci è arrivato nulla, è ancora in Comune», smentisce clamorosa mente la Regione. Dunque, se il «cambiamento» si vede dal mattino, pur volendo dare ai nuovi amministratori il tempo di ambientarsi, non ci siamo granché. Almeno sullo «stadio della Roma». Pratica su cui si può fare tutto il balletto che si vuole – «fa schifo», «è bellissimo»; «non è una priorità», «è strategico»; «è fuori norma», «rispetta la legge»; eccetera, eccetera – a patto di ricordare (e rispettare) un paio di cosucce. Primo: l’operazione, nel suo complesso (stadio+zona commerciale+business district+infrastrutture), vale 1,656 miliardi di euro, sulla carta tutti a carico del privato. Secondo: a dicembre scorso il progetto ha ottenuto il bollino di «pubblica utilità» da una delibera dell’Assemblea capitolina. I consiglieri del M5s, allora all’opposizione, votarono contro. Oggi sono la maggioranza (larga) del Consiglio, ma questo non gli consentirà automaticamente di far finta che la delibera non esista.
SI PUÒ/NON SI PUÒ – Si può discutere sulla bontà del dossier Tor di Valle, se sia stato opportuno e/o etico da parte della precedente amministrazione approvare un progetto in cui lo stadio rappresenta «solo» il 14% della cubatura totale; se valga di più, come hanno sempre sostenuto Marino e Caudo, l’occasione di offrire tanti posti di lavoro e attrarre investimenti internazionali che la parte finanziaria del progetto presenta; se non fosse più giusto collocare un progetto di questa portata in un quadrante più popolare; se, infine, sia il caso di accollare al Comune le spese che inevitabilmente dovrà sostenere per mantenere tutte le infrastrutture. Quello che non si può fare è continuare ad evocare il «rispetto delle leggi», perché il dossier Tor di Valle ha sfruttato due commi della legge di Stabilità del 2013 (giusti, sbagliati, scritti bene o male: non importa). Quello che bisognerebbe evitare, per il rispetto di tutti – proponenti, società di calcio, tifosi, cittadini, amministrazione –, è fare questa confusione o, peggio, far diventare lo stadio della Roma uno scontro tra tifosi. Non farebbe onore ad una Giunta, quando sarà completata, che promette di essere matura, seria, trasparente (ieri, però, non ci ha risposto nessuno). Checché ne dica l’assessore in pectore Berdini – la cui valutazione in pochi giorni è passata da «progetto scellerato, lo bloccherò» a «approvato e inviato in Regione» –, a noi risulta che il dossier sia stato visionato (e effettivamente approvato) dagli uffici di Urbanistica del Comune, che non lo invieranno in Regione prima del 15 luglio, quando è fissata una riunione (col nuovo assessore?) proprio per licenziarlo.