Il Messaggero (S. Carina) – Il calcio è un gioco spietato. Perché se si affrontano due squadre che mirano ad annullarsi e una davanti ha Oristanio e Petagna e l’altra Lukaku e Dybala, 99 volte su 100 vince la seconda. È accaduto anche ieri quando alla Roma sono bastati un centinaio di secondi, tra il 19′ e il 20′, per chiudere la pratica poi arricchita nella ripresa da un bellissimo gol di Belotti e dal raddoppio di Romelu. Ma se questo è l’aspetto tecnico ce n’è poi un altro legato ai singoli che sa essere addirittura più crudele.
Mourinho non ha fatto in tempo a esultare con il pugno verso l’alto al raddoppio del belga che poco dopo, incredulo, era lì a disperarsi per Dybala. È il minuto 38: in un contrasto durissimo con Prati a centrocampo, Paulo frana a terra. Urla e si tocca il ginocchio sinistro. Lo Special si mette subito le mani nei capelli girandosi verso la panchina, temendo il peggio. Attimi di paura. Anche la barella è pronta a entrare. Il medico Costa applica quello che in gergo è chiamato il test del cassetto, volto a verificare la stabilità dell’arto (si tratta di una trazione in avanti sulla tibia). Si forma un capannello dal quale emerge la Joya dopo un paio di minuti. Non guarda in faccia nessuno e fila direttamente negli spogliatoi, rigato dalle lacrime sul viso.
Nemmeno nel post-gara Mourinho entra nello specifico, non escludendo però a domanda diretta – “Può trattarsi di questioni legate ai legamenti?”– nessuna ipotesi. Ed è proprio questa la paura che aleggia nello spogliatoio giallorosso. Dalla dinamica – ginocchio contro ginocchio che però non poggia a terra, il che escluderebbe il crociato – potrebbe trattarsi di una problematica legata al legamento collaterale (elongazione o lesione). Ma per avere maggiori certezze, bisognerà attendere gli esami strumentali previsti nella giornata di oggi.