La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – Se i campioni del calcio sono gli dèi del nostro mondo bisognoso di eroi, non dobbiamo stupirci che – come tutte le divinità profane conosciute sui banchi di scuola – la fedeltà non sia al primo posto fra le loro virtù. Nessuna sorpresa perciò che Romelu Lukaku – nuovo dio del popolo giallorosso – l’abbia amato l’Inter flirtando con la Juve, strizzando l’occhio al Milan e poi accasandosi alla Roma.

I Friedkin hanno fatto un gran colpo, perché l’attaccante non si discute né dal punto di vista tecnico né caratteriale. Il promemoria, d’altra parte, lo ha consegnato due giorni a Bruxelles contro l’Estonia, quando una sua doppietta e un assist hanno spianato alla sua nazionale la strada per le qualificazioni europee. Una leadership così solida che ha consentito a Lukaku di indossare sia la fascia da capitano che la maglia numero dieci.

Al netto dei petrodollari, Romelu piace a tanti club, ma non c’è dubbio che adesso giocare in una società come quella giallorossa – in grado di assicurargli un posto da titolare in qualsiasi momento – potrebbe essere una vetrina favolosa per Lukaku e nello stesso tempo un vantaggio anche per la Roma. In fondo anche l’amore giallorosso di Batistuta (sentimentalmente legato soprattutto alla Fiorentina) è durato solo due anni e mezzo, ma ha portato in dote uno scudetto e una Supercoppa. I tifosi, forse, firmerebbero per far sì che Big Rom faccia lo stesso.