La Repubblica (E. Gamba) – È stata una partita per uomini forti, per centravanti di una volta. Per giganti che si portano sulle spalle la squadra intera e la trascinano fin dove possono: alla fine, tira di qua e tira di la, Lukaku e Zapata hanno riportato Torino-Roma al punto iniziale ma dopo averla riempita di molte cose, di due gol possenti e specialmente di promesse per il futuro.
La Roma di Romelu è una squadra diversa che sta prendendo forma, è piuttusto lontana dall’asticella delle ambizioni (e dalla classiflca nobile) ma sta dando l’idea di cominciare ad avvicinarvisi. Servirebbe però che sulle spallone di Lukaku trovasse posto anche Dybala, che per adesso rimane un talento smunto e sempre preoccupato dalla sua stessa vulnerabilità. Mourinho aveva cominciato imitando il modulo del Toro e poi ci ha provato spostando, muovendo, modificando, perché è un allenatore creativo che non scrive su un solo spartito e infatti ha cambiato liti, con le sue idee, il corso della gara di penosa sofferenza che s’era sviluppata nel primo tempo.
La Roma ha avuto il risultato in pugno eppure è riuscita a farselo sfilare quando Juric, di solito tatticamente monocorde, ha squadernato l’ordine costituito aggiungendo una punta dopo l’altra fino a sistemarne una, la migliore, in condizione di segnare: Zapata, al primo gol in granata, ha incomato una punizione di Ilic, cosicché la partita è flnita nelle mani di nessuno se non di quei due giganti, come in tondo era giusto che fosse.