Corriere dello Sport – Una Roma agra inizia il cammino europeo con un successo e si scosta da quella di un anno fa che aveva perso distrattamente a casa del Ludogorets, ma pure da quella ferrea, concentrata e feroce che poi aveva continuato la corsa fino alla finale. Da Tiraspol arriva la conferma, come se ce ne fosse bisogno, che esiste una Roma senza Dybala, prevedibile e piatta, e una con la Joya, con gioia e qualità. L’argentino aggiunge colore all’architettura brutalista, tanto per rimanere nel post-sovietico della capitale della Transnistria, del gioco giallorosso, troppo a lungo un blocco di cemento incapace di trovare linee di gioco efficaci. Ne beneficia per primo Romelu Lukaku, che può proseguire la striscia da record di gol in Europa League: dodicesima partita di fila a referto, con 16 gol complessivi.
Questo serve per abbattere definitivamente lo Sheriff di Roberto Bordin, multinazionale a trazione africana che ha fatto a lungo match pari e ha proposto il miglior uomo in campo, il sorprendente Talal, sfortunato sullo 0-1: sua la prima deviazione. Lo origina una punizione di Paredes, un nuovo acquisto, e decide un altro, Lukaku. Ma altri due deludono: Renato Sanches lascia il campo per un altro infortunio prima della mezzora, Aouar sta in campo un’ora senza lasciare traccia. È servita la “vecchia” Roma, insomma, quella di Budapest, con Bove e Spinazzola oltre a Dybala.
Prima, tanta fatica. Bordin, di casa da queste parti avendo allenato anche la nazionale moldava, ha sorpreso la Roma abbandonando il solito 4-3-3: tre difensori fissi, Talal tra le linee a disturbare Cristante (e poi Paredes), esterni e mezzeali di corsa per i duelli individuali, una freccia davanti (Mbekeli) e un’altra punta (Ankeye) che sbaglia tutto lo sbagliabile. Nel gioco degli accoppiamenti in marcatura, lo spazio per giocare si spalanca a Mancini, libero di avanzare palla al piede in più di un’occasione. Poco sfruttato: la Roma gioca solo palla nei piedi, Lukaku è quasi sempre anticipato dalla grande fisicità dei difensori dello Sheriff, i lanci sugli esterni non arrivano mai a destinazione, Aouar e Sanches non entrano in partita e il portoghese la lascia proprio, dopo uno scatto su cui semplicemente “molla”.
Nel frattempo lo Sheriff costruisce la prima vera occasione: Talal disegna con il sinistro, Mbekeli stampa al volo sul palo più vicino. L’ingresso di Paredes sposta Cristante a mezzala e già il guadagno si intravede, perché l’azzurro è più presente e riesce a imbucare, ma è un colpo del destino ad aiutare la Roma nel recupero di un brutto primo tempo: punizione di Paredes, deviazione di Talal e poi di Kiki, Koval è spiazzato. E Roma al riposo in vantaggio: «1-0 falso, perché non abbiamo fatto niente per vincere alla fine del primo tempo», ammette Mourinho a fine partita.
Il portoghese, squalificato dopo gli insulti a Taylor a Budapest, segue dalla tribuna, “scollegato” dalla panchina: se ne accorgono tutti all’intervallo, intorno a lui si forma una coda di curiosi che vogliono un selfie. La foto, però, la fa Tovar in mischia appena prima dell’ora di gioco: angolo del solito Talal, mezzo rimpallo e 1-1 inchiodato alle spalle di Svilar. La Roma si trova così “costretta” a ricorrere agli assi.
Dentro tutti insieme Dybala, Bove e Spinazzola, e la squadra semplicemente accelera: più che nella corsa, nella velocità dei passaggi. Alla Joya basta poco: un dai-e-vai al limite (non solo palla nei piedi…), combinazione stretta con Cristante che inventa di tacco per Lukaku, controllo e sinistro in rete. Colpito ancora, stavolta lo Sheriff non ha la forza per reagire ancora, anche perché di fronte, a questo punto, ha una squadra molto più quadrata, con più certezze e sicurezze nella gestione della palla. Si avvicina anche la rete della tranquillità, ma Belotti allarga la mira e Cristante trova le mani di Koval aiutato dalla traversa. Così c’è tempo per l’ultimo brivido, un’incursione di – sorpresa! –Talal che Svilar disinnesca rischiando il rigore ma di fatto salvando la vittoria.