Nel prossimo week-end, i destini di Roma e Lazio si intrecciano, perché mentre i giallorossi ospiteranno già domani sera il Napoli all’Olimpico, i biancazzurri dovranno volare a Udine per vedersela con un’altra concorrente alla Champions. Io ritengo, comunque, che il match determinante sia quello che si gioca alle pendici di Monte Mario. Dovrebbe essere la Roma a fare un favore alla Lazio battendo i giovanotti di Mazzarri che sono ad un solo punto in classifica. Okay, ci può anche stare. Ma quale Roma? Quella che ha giocato contro la Juve e la Fiorentina? Se è così, buonanotte ai suonatori. È inutile che la curva Nord speri. Bisogna contare solo e soltanto sulle proprie forze. Ed allora, il match di Udine diventa una specie di ultima spiaggia. E la Roma? Meglio non parlarne. Ormai mi rifiuto di scrivere di progetto e di nuovo corso. Lascio agli altri usare questi termini. Luis Enrique è alla frutta, non si raccapezza più, è come un pugile che, al centro del ring, aspetta dall’avversario il colpo del knock-out. Dimissioni? Quando mai. Troppo complicate. Anche perché ad andarsene da Trigoria dovrebbero essere in tre, e cioè gli artefici di questo capolavoro giallorosso. Si può essere più chiari di così?
Corriere della Sera – Bruno Tucci