Luis Enrique comincia a mostrare qualche nervo scoperto, come accade a tutti nel calcio quando i risultati restituiscono una realtà più dura e meno idilliaca. Dice: niente giornali, radio e tv pensando alla salute.
Come se giornali, radio e tv fossero pieni solo di Roma e Luis Enrique. Come capita a tutti vede già un accerchiamento che non esiste, immaginario e autocostruito. Come nel Pianeta Proibito (1956), dove il professor Morbius alimenta inconsapevolmente con il suo stesso inconscio una forza avversaria, misteriosa e pericolosa.
L’avventura della Roma è stata accolta con benevolenza, il pubblico accetta i passi falsi perché sa che sono il prezzo da pagare, ci sono quelli che giurano persino di essersi divertiti quando di spettacolo promesso non ne hanno avuto. Quale unanimità esiste più di così?
Non c’è un solo personaggio nel calcio mondiale, in Italia o all’estero, nel calcio di 30 anni fa o in quello di oggi, che non pensi di essere al centro del mondo, e che non soffra le pochissime, flebili e timide critiche che pure hanno diritto d’esistenza. Se già non si ha più la forza per sopportare due domande, vuol dire che non si è eccezionali ma molto uguale agli altri.
Repubblica.it – Fabrizio Bocca