Mai come stavolta, il risultato nega la verità alla Roma. Vincere di un soffio e soffrire fino all’ultimo dopo aver costruito grumi di calcio stile-Barça, fa quasi passare in secondo piano i numeri e la classifica. Che pure vale il quinto posto, cioè un piazzamento in Europa, ai piedi delle cinque salite di un calendario ostile. Luis Enrique, con la serenità del vincitore, si tiene come ricordo la parte bella della serata: “Sono soddisfatto per la prestazione e per i tre punti, che per noi erano importantissimi per dare continuità di risultati dopo Novara. Però certo, il 2-1 è strettissimo rispetto al lavoro che abbiamo fatto. Se fossimo stati più precisi, avremmo vinto con tre o quattro gol di scarto. Invece abbiamo rischiato di fare la figura dei tonti, incassando il pareggio. Purtroppo per segnare i gol, bisogna mettere dentro il pallone”.
FAME – Al di là dell’aforisma e delle occasioni mancate, gli è piaciuto l’atteggiamento della squadra: “La voglia che abbiamo messo in campo mi dà ottimismo per il futuro. Ho visto una squadra in crescita, più cattiva. Manca ancora molto per un livello ideale, ma sono contento quando vedo i giocatori soffrire per difendere una vittoria. Ora comincia il nostro vero percorso” . Con la trasferta di venerdì a Udine: “Andremo lì a proporre il nostro calcio, come sempre. Sono curioso di vedere cosa succederà, sarà una partita stimolante per la squadra, perché l’Udinese è fortissima. Non so dove saremo a Natale, è impossibile dirlo, però i segnali che vengono da questa vittoria sono positivi” . Il 65% di possesso palla, abbinato ai quasi 18 minuti di supremazia territoriale, ai 17 tiri in porta e ai 19 passaggi di fila per arrivare al gol di Pjanic, è un ottimo esempio del gioco chiesto da Luis Enrique. Possibile non si possa pensare in grande? “Io penso in grande. Ma adesso non mi preoccupa la classifica. Mi preoccupa trasmettere alla squadra il nostro modello di calcio. Guarderò la classifica nelle ultime dieci giornate, sperando di trovarmi in alto”.
LA SCELTA – La scelta di tenere Totti in panchina ha sorpreso. Ma Lamela, con molte pause, ha dimostrato di avere un potenziale infinito: “Dopo il gol al Palermo si parlava di un giocatore già esploso. Andiamoci piano. E’ un giocatore del ‘92 o del ‘91 (del ‘92, ndr) , ha un talento incredibile e dà qualcosa di diverso alla squadra per la sua capacità di saltare l’uomo. Speriamo abbia un futuro da campione, ma lasciamolo lavorare, perché cresca con calma”. E’ stato lui, Luis Enrique, a calmare Osvaldo, che alla fine non si dava pace per il gol in sforbiciata ingiustamente annullato : “Mi dispiace per Dani, aveva fatto una splendida partita sia nella fase offensiva sia in quella difensiva. Merita i complimenti. Non se la prenda per il gol, per un guardalinee è sempre difficile capire in tempo reale se è fuorigioco oppure no. Se continua così, Osvaldo farà tante altre reti”. La curiosità: il Lecce porta sfortuna a chi prova i gol in acrobazia. Anche a Meggiorini del Novara ne era stato annullato uno regolarissimo qualche settimana fa.
COCCOLE – Se era deluso Osvaldo, a maggior ragione era deluso Bojan per i gol falliti e la sostituzione: “Ha fatto una partita molto buona. E quando ha sbagliato, era al posto giusto al momento giusto. Agli attaccanti succede di non segnare”. E a Totti può succedere di non giocare. Luis Enrique spiega: “Faceva freddo, Francesco non giocava da cinquanta giorni, ho preferito inserirlo nel secondo tempo. Adesso aspetto la migliore versione del capitano: la voglio”.
Corriere dello Sport – Roberto Maida