Non è momento di difese ad oltranza, perché ognuno a fine anno si assumerà le proprie responsabilità: ma calma e gesso e, soprattutto, niente panico. Nel bilancio che verrà tracciato dopo le prossime dodici gare di campionato andrà di tutto. La capacità (o meno) di questa nuova dirigenza di mettere in piedi un progetto radicalmente diverso dal passato; la capacità (o meno) di un allenatore al quale la piazza romana ha concesso fiducia ben oltre ogni possibile immaginazione; la capacità (o meno) dei giocatori giallorossi di inserirsi in questo nuovo contesto. Ci sarà insomma un po’ di tutto e lì si faranno i conti veri. Mai come in questo momento sarebbe sbagliato mollare la presa, farsi prendere dal disfattismo e piantare a metà del guado società, tecnico e squadra: tre cose che «ora» sono indissolubilmente legate. Sulla graticola dopo l’ennesima umiliazione è finito inevitabilmente l’allenatore. Giovane, straniero, spigoloso, intransigente (ma anche un po’ sfigato: ha perso pure la difesa titolare) alla prima esperienza «vera» dopo un preludio nella cantera blaugrana. Facile ora sparargli addosso mentre la nave sta incagliata sugli scogli, ma a differenza del mediocre Schettino, Luis Enrique è rimasto a bordo e ha anzi rilanciato rivendicando il diritto di arrivare fino in fondo: giusto. Anzi, legittimo perché questo è lo stesso allenatore che qualche settimana prima aveva fatto riaccendere nella testa e nei cuori dei tifosi quella scintilla da tempo scomparsa dopo le ultime stagioni di minestra. Il rischio c’era e si sapeva dall’inizio che si poteva anche andare incontro a un annata difficile: la famosa stagione di transizione che più volte i dirigenti della Roma (sbagliando) hanno provato a «mascherare». Troppe le novità dentro e fuori dal campo di questa squadra che ha ancora bisogno di tempo, di esperienza e come ha detto De Rossi, di gente che fa la differenza. Forse un po’ meno di tutte quelle figure intermedie che sembrano disperdere il potenziale incredibile di questo gruppo che gira troppo spesso a vuoto. Ma è questa la Roma del futuro e cambiare adesso «cacciando» il tecnico sarebbe un errore clamoroso perché non vorrebbe solo dire cambiare allenatore, ma disconoscere la nuova proprietà americana che proprio su Luis Enrique (almeno dal punto di vista sportivo) ha puntato tutto o quasi. Fiducia quindi, seppur a termine, perché a fine stagione non si faranno sconti, per nessuno. Bisognerà capire dove si può arrivare con questo organico, struttura e allenatore. In bilico non c’è infatti solo il futuro del giovane tecnico, ma anche quello di molti altri: dirigenti compresi. Anche perché, facendo i così detti conti della serva, mandare via adesso Luis Enrique servirebbe a cosa? A far arrivare l’ennesimo traghettatore. E soprattutto, chi???Ma per favore!
Il Tempo – Tiziano Carmellini
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