“Grande Bologna, Roma in difficoltà e risultato che considero giusto”. Non si nasconde, Luis Enrique, e sintetizza così i 90’ giocati, nel momento in cui gli si chiede di analizzare il perché di un pareggio non preventivato e, soprattutto, di una squadra, la sua, non all’altezza delle aspettative. “E’ vero – ammette, sia ai microfoni di Sky che in sala stampa. – E’ stata una partita tosta fin dall’inizio. Anche per il grande pressing del Bologna, che ha fatto il suo ottimo lavoro. Si vedeva facilmente che eravamo imprecisi e lenti. Abbiamo rischiato tantissimo nel primo tempo, perché non siamo stati capaci di combattere contro quel tipo di situazione, ma nel secondo abbiamo migliorato. Normale che si sia commesso qualche errore in una partita del genere. Nel momento migliore nostro, abbiamo preso gol. Ma anche dopo il pareggio, grandissimo, di Pjanic, la partita è rimasta comunque apertissima”.
Un atteggiamento, quello del Bologna, che potrebbe riproporsi con altre squadre. “E’ il panorama che vedremo sempre di più all’Olimpico. Con la squadra avversaria che si chiude dietro e aspetta la ripartenza”. Alla vigilia – gli fanno notare – aveva pronosticato un Lamela esplosivo e autore di una doppietta. Deluso? “No, avevo solo previsto male – risponde il tecnico. – La verità è che mi aspetto sempre il miglior rendimento da un giocatore, si tratti di Lamela come di qualsiasi altro titolare”. Anche Bojan non sembra aver avuto un impatto positivo sulla gara. “Dopo un pari o una sconfitta non mi piace parlare a livello individuale. Preferisco parlare invece di cosa dobbiamo migliorare a livello di squadra, perché è così che la si costruisce, sapendo che qualche volta si può soffrire, come è stato oggi. Si vede che mancano tantissime cose e su questo dobbiamo lavorare. I giocatori devono soprattutto imparare a convivere con il grande pressing che c’è intorno alla società. E che è normale in una squadra di questo livello. Ma è qualcosa che si supera solo con il lavoro e la voglia di fare, che è ciò che vedo ogni giorno nella mia squadra”. L’impressione è che si sia perso un treno utile per avvicinarsi al terzo posto. “Peccato, perché guardando i risultati delle squadre davanti a noi, è stata senza dubbio un’occasione persa, ma siamo solo alla prima giornata del girone di ritorno. E mancano ancora tantissime partite”. Teme una stagione nel segno dell’anonimato? “Spero di no. Spero che la squadra faccia ancora quello che ha fatto nell’ultimo mese. E poi, vedremo dove andrà”.
Non ha dubbi, invece, il tecnico, riguardo alla condizione fisica del gruppo. “Come l’ho vista? Bene, come al solito. Fino alla fine siamo stati vicini a vincere. Abbiamo creato almeno due-tre palle gol nitide, con Bojan e Fabio Simplicio, ma non siamo stati fortunati. Anche il Bologna ha creato le sue, ed è per questo che considero giusto il risultato”. Di sicuro, le avversarie sembrano aver preso le misure alla Roma. “Tutti sanno oggi come giochiamo. E noi faremo qualcosa in più per migliorare la nostra proposta. Continuo però a pensare che è più facile andare a vincere quando hai il controllo della partita. Quanta più qualità c’è e tanto più hai delle possibilità. Non sono molesto con la squadra, perché c’è sempre un avversario che può essere più bravo di te. Ma qui si entra in tema di analisi e controanalisi. E io non vengo a dire come combattiamo questo tipo di situazioni. Sulla lavagna è tutto facile, ma poi devo convincere i calciatori, perché sono loro quelli che trovano la soluzione dentro al campo”. Per chiudere, un giudizio su Stekelenburg. “Il nostro portiere è il primo giocatore, e deve saper giocare come qualsiasi altro. Abbiamo preso lui perché è un professionista. Ed è sempre un piacere – e soprattutto una garanzia, quando, attaccando, lasciamo ampi spazi dietro – avere un grande portiere”.
Il Romanista – Mauro Macedonio