Il Messaggero – Le tre mosse di Luis

Il coraggio non significa solo attaccare. Ce l’ha anche chi cambia quando le cose non vanno. L’altra faccia di Luis Enrique si sta delineando ormai da qualche partita e non è un caso che adesso la Roma allo specchio risulti più bella e più efficace. Chi, per un paio di mesi, ha voluto vedere il tecnico di Gijon in un modo e basta, testardo e integralista, deve per forza ricredersi. Lo confermano alcune sue scelte: a seconda delle situazioni e delle circostanze, è possibile modificare le idee di partenza. Non sul gioco, anche se certi correttivi sono evidenti, ma sugli interpreti.
Sono alcune frasi recenti dell’allenatore asturiano a dare un senso alla risalita giallorossa. La prima, con lettura tattica: “Non è detto che bisogna andare sempre dritti, si possono fare anche le curve”. La seconda, sul progetto tecnico che non è basato esclusivamente sui giovani: “Io non guardo all’età dei miei giocatori: punto su chi ha più voglia e fame”. La terza, sulla mancanza di una formazione tipo (26 giocatori schierati e 24 titolari diversi): “Perché non faccio distinzioni tra titolari e riserve. Non si vince mai in undici: con me tutti avranno spazio e chance”.
Sulla prima delle tre considerazioni, proprio De Rossi ha rivelato dopo la gara con l’Atalanta quella che è stata la richiesta dei giocatori, accettata almeno in parte da Luis Enrique, di verticalizzare di più. Desiderio che è arrivato come conseguenza del pari casalingo con il Siena e quel possesso palla lento e fine a se stesso che sabato pomeriggio è improvvisamente sceso al 50 per cento. Ma con 23 tiri in porta, record stagionale. Ma sono le altre due indicazioni di Lucho a inquadrare la realtà giallorossa. A cominciare da quella sulla carta di identità dei suoi giocatori. Perché il suo avvento sulla panchina della Roma non ha certificato, come qualcuno ipotizzava, la riproduzione della cantera del Barça: cinque giocatori sopra i trenta nella formazione titolare, cioè Lobont, Burdisso, Heinze, Simplicio e Totti. Il sesto over 30 utilizzato, Pizarro, è stato decisivo, da metà ripresa, per mettere il risultato in cassaforte. Questo per dire che il tecnico asturiano dà grande importanza ai suoi senatori. Basta pensare a Perrotta, trentaquattrenne, schierato titolare prima dell’infortunio non solo da centrocampista ma addirittura da terzino destro per due gare di fila, contro l’Inter a San Siro e contro il Siena all’Olimpico. “Luis Enrique mi ha detto che se non fossi allenato non mi avrebbe fatto giocare contro l’Atalanta”: questa precisazione del vicecapitano chiarisce bene anche come l’allenatore di Gijon compila la lista dei convocati. Perché cancella e ripesca certi calciatori. Gioca chi lavora in settimana. E lo deve fare anche bene.
Dai concetti generali alle mosse mirate. Luis Enrique è intervenuto, un po’ alla volta, per sistemare i tre reparti. Iniziando dalla difesa, si è convinto che la coppia più affidabile sia quella argentina, con Burdisso e Heinze. Senza bocciare nessuno, anche se poi Cassetti (al massimo panchinaro) e Juan (mai convocato perché per Lucho ancora non pronto) partono dietro gli altri. Ma l’esperienza e la personalità dei due centrali di lingua spagnola lo fanno andare sul sicuro. E pensare che per Burdisso era stata messo in preventivo un intervento chirurgico all’inguine dopo la Coppa America, mentre Heinze, preso a costo zero, era stato più un acquisto di Sabatini che del tecnico asturiano. A centrocampo, dopo aver richiamato in causa Pizarro, si è affidato di nuovo a Simplicio, anche per quei problemi fisici che spesso tormentano il cileno e per l’indisponibilità di Gago e Perrotta. Il brasiliano non era stato convocato nemmeno per il ritiro di Riscone. Ma già per l’Europa League era stato coinvolto: subito titolare a Bratistlava. Si è rivisto a Parma, partendo dalla panchina. Sabato di nuovo titolare: in cambio Simplicio ha regalato il gol della sicurezza. In attacco, invece, dopo aver insistito giustamente su Osvaldo, tre gol consecutivi, il rilancio di Bojan. Dalla panchina e i pochi minuti di Parma alla prima rete contro l’Atalanta. Proprio come Simplicio.
Il Messaggero – Ugo Trani

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