La forza della normalità. E quella dell’allegria, di sentirsi «liberi in mezzo al campo» perché la vittoria «è a portata di mano». Luis Enrique, dopo una notte quasi insonne, raduna la squadra prima dell’allenamento. Nessun confronto serrato però, nessun faccia a faccia tra l’allenatore e i giocatori, ma un semplice e normale colloquio post partita. Perché la Roma in questo momento ha bisogno di normalità. E spensieratezza. La stessa che i giocatori avvertivano a Riscone, quando si tenevano per mano e quando correndo col pallone tra i piedi erano pronti a mettersi alle spalle la stagione negativa appena trascorsa. Lo sono ancora, anche se la mancanza di risultati inizia a pesare. Luis Enrique lo ha capito, ne ha parlato al telefono con Franco Baldini (il suo arrivo è previsto a metà ottobre, la sera del derby dovrebbe essere allo stadio) e poi con Fenucci e Sabatini a Trigoria. Col ds ha addirittura scherzato perché quest’ultimo, essendo uomo di campo, capisce che questo è il momento di provare ad allentare la tensione.
Nessuno a Trigoria minimizza quello che sta succedendo (l’eliminazione dall’Europa League e appena due punti in campionato non fanno piacere a nessuno) ma l’intenzione di tutti è responsabilizzare la squadra, cercando però di non mettere troppo sotto pressione i giocatori. Perché, come ha ammesso lo stesso Sabatini dopo il pareggio contro il Siena (vissuto da tutto l’ambiente come una sconfitta) «questa squadra ha il braccino, manca di arroganza». Serve una vittoria, serve scrollarsi di dosso la tristezza di queste ultime settimane, serve che gli abbracci non ci siano più solo prima della partita ma anche durante e dopo. L’allenatore non è in discussione, la società gli è accanto ogni giorno di più, ma ottenere un buon risultato domani sera al Tardini diventa fondamentale. Per tutti. Ecco perché Luis Enrique, che sia in pubblico sia in privato difende la squadra assumendosi tutte le responsabilità, ai giocatori ha chiesto con forza di «reagire, perché la strada è quella giusta. Dobbiamo stare uniti e vincere». E’ l’unico modo che la Roma ha per sbloccarsi, visto che poi, dopo il Parma, ci sarà la sfida con l’Atalanta all’Olimpico e il derby.
Luis Enrique, che insieme al suo staff ha studiato a lungo il Parma di Colomba, non ha avuto colloqui individuali con i giocatori, anche se, come tutti a Trigoria (e non solo) è rimasto incantato dalla prestazione di Francesco Totti. Novanta minuti diversi da quelli che il Capitano è solito fare, ma incredibili come intensità. I recuperi al limite dell’area romanista, il pressing e i passaggi per i compagni sono stati una delle poche note liete di una serata per il resto da dimenticare. Sabatini lo ha voluto elogiare pubblicamente, convinto che da un campione del genere tutti gli altri possano soltanto prendere esempio. E allora, nel momento più difficile, la Roma si aggrappa ai piedi santi e all’anima del suo Capitano, quello che al Parma ha fatto gol spesso e volentieri, che contro il Parma si è preso record e un indimenticabile scudetto. Sarà lui a guidare ancora una volta la Roma in campo mentre in panchina Luis Enrique, con la squadra comunque dalla sua parte, è chiamato a una delle sfide più difficili della sua carriera. Fosse per lui – ha confidato a chi gli è accanto – entrerebbe in campo insieme ai suoi giocatori, ma il suo ruolo adesso è diverso. «Serve soltanto vincere». La forza della normalità parte da questo.
Il Romanista – C. Zucchelli