Il volto tirato di Luis Enrique sotto la pioggia fiorentina, vale più di qualunque parola. La Roma annega al Franchi, nel risultato e nelle intenzioni su cui si era fondata la “rivoluzione” estiva, travolta da quel Delio Rossi che per mesi aveva coperto con la sua ombra il lavoro dell’asturiano. Quasi una resa dei conti da cui l’allenatore della Roma è uscito come peggio non avrebbe potuto. E anche la squadra inizia a mostrare segni di cedimento mentale, sotto gli occhi di Totti, per tutti i 90 minuti spettatore in panchina. “Adesso non è così, ma se dovessi avvertire che la squadra non mi segue più io me ne andrei”, la confessione dell’allenatore. A chi gli chiede però se la squadra lo segue al cento per cento, offre risposte evasive: “Questo è da chiederlo ai giocatori, non davanti ai microfoni, però”.
“IO L’UNICO RESPONSABILE” – “È colpa mia, sono l’unico responsabile, ai miei giocatori non ho nulla da rimproverare”. Luis Enrique non cerca alibi e rivolge su di sé le responsabilità per il tracollo romanista. Un tracollo totale, che supera il risultato numerico del campo. Oltre ai tre gol, la Roma è affondata sotto il profilo mentale, uno dei temi su cui allenatore e dirigenza avevano speso il maggior numero di pensieri fin dall’inizio dell’avventura di Luis Enrique sulla panchina della Roma. Ma a preoccupare sono soprattutto i segnali di cedimento mentale, i black out di Gago e soprattutto Bojan, con quel mani inutile a partita finita. Due episodi gravi che stridono ancora di più pensando al ruolo di quel mental coach voluto dal tecnico a Trigoria, e che costringeranno la Roma all’emergenza tra otto giorni con la Juventus. A cui aggiungere il sospetto colpo di gomito di Heinze nella propria area di rigore. Mentre continuano a far discutere le esclusioni (diverse) di Osvaldo e Borriello dal viaggio per Firenze.
“UN DISASTRO, VOGLIO SOLO ANDARE A CASA” – Scricchiolii nella rivoluzione culturale promossa in estate. Non si nasconde l’allenatore: “Dopo un 3-0 e tre espulsi non ci sono da cercare cose positive. Mi sento male, come qualsiasi giocatore della Roma e qualunque allenatore in una situazione simile, anche se è il primo gol, con il rigore e l’espulsione, che condiziona totalmente la partita. Psicologicamente la squadra è attrezzata, ho visto che abbiamo cercato di fare il nostro calcio. Alla fine il risultato è stato un disastro, ma l’atteggiamento è giusto. Ora temo solo che con questa dinamica non positiva, i miei giocatori perdano la motivazione di giocare a calcio al meglio”. I timori si sommano a una delusione che spinge Luis a guardare con preoccupazione anche al futuro: “Adesso voglio solo andare a casa a parlare con la mia famiglia, poi valuteremo la situazione”. Un primissimo segnale di resa.
TIFOSI SPAZIENTITI, TOTTI RESTA A GUARDARE – Ma a Firenze, a differenza di tutte le altre volte, anche da parte dei tifosi sono arrivati segnali forti di insofferenza, anche con cori contro il tecnico. Non può non riconoscerlo il direttore generale Franco Baldini: “Sì, il rapporto con l’ambiente potrebbe essere intaccato, oggi il pubblico si è dimostrato non così paziente come le ultime volte. Hanno mostrato impazienza che va registrata”. Soprattutto, subito dopo il gol del 2-0 dallo spicchio di stadio riservato ai tanti romanisti arrivati in Toscana, sono piovuti insistenti e decisi cori di incitamento a Totti, seduto in panchina per tutti i 90minuti. Un chiaro messaggio che però l’allenatore ha ignorato. “Con Francesco ho parlato nell’intervallo, ho pensato dopo il riposo non fosse giusto farlo giocare con un uomo in meno e due gol da recuperare”. Chissà come l’avrà presa il capitano romanista, a cui dare il proprio contributo per la Roma non sarebbe dispiaciuto, a prescindere dal risultato. Lo sguardo con cui ha lasciato il campo a fine gara sembrava eloquente più di tante parole. Intanto, è arrivata la quinta sconfitta in sette gare senza di lui. Baldini deve faticare per trovare qualcosa da salvare: “Questo è stato il primo anno di un programma che richiede più tempo. È chiaro che dopo ogni sconfitta il tempo sembra accorciarsi, ma terremo la barra dritta finché sarà possibile”.
PICCOLA CONTESTAZIONE – Una trentina di tifosi giallorossi ha atteso alla Stazione Termini il rientro nella Capitale della Roma. Bersaglio dei supporter è stato principalmente il tecnico Luis Enrique con cori che ne invocavano le dimissioni. Cori a favore solo per capitan Totti, tenuto per tutta la partita con i viola in panchina nonostante il pesante risultato da ribaltare.
Repubblica.it-Matteo Pinci