Il Messaggero (A.Angeloni) – Da questa storia, ne vuole uscire. Prima che sia troppo tardi e prima che sulla testa gli finisca il peso di una responsabilità che non vuole. Lo Spalletti che si presenta nella sala stampa di Trigoria per presentare Roma-Napoli, è un uomo stanco, forse stufo di tornare sull’argomento. Ma una cosa appare chiara: quella rigidità emersa fino a qualche tempo fa, culminata nel post Atalanta, sta svanendo. È chiaro, il colloquio e quell’ora trascorsa sabato mattina a Trigoria insieme con il capitano, un po’ ha aiutato. Ora tocca a Jim Pallotta, che verrà relazionato molto presto dal suo fido Alex Zecca. E vedremo se la decisione presa ormai da tempo, verrà ratificata.
L’8 CHE SI FA? – Anche perché la gente (oltre a Francesco stesso) vuole sapere se andare a Roma-Chievo per vedere l’ultima del capitano all’Olimpico oppure se ci sarà ancora un anno di tempo per preparare e, sì in quel caso, festeggiare come si deve l’addio al calcio di un pezzo della Roma, Totti per l’appunto. «Sono costretto a subire una rivalità che non esiste», il refrain di Lucio, che si è messo e sentito i contrapposizione con Totti. Tutto normale, qui siamo riusciti a dividere la Roma stessa dal capitano. Siamo capaci di tutto. «Io ho solo precisato certi principi obbligatori per quello che è il mio ruolo». L’allenatore, questo è il ruolo. Un uomo che deve tenere alta la tensione della squadra e far sentire tutti importanti. «Il futuro di Francesco. Questo va chiesto a Pallotta». Come a dire: non voglio e non devo decidere io. Sì, è vero, ma la sua parola avrà un senso. «È un discorso che va affrontato a fine campionato, io sarà molto felice se Francesco il prossimo anno rifarà la cosa che ama fare che è contento di fare. Sarò al suo fianco in quello che sarà il suo ruolo». E qui siamo all’interpretazione: il ruolo, fa capire Spalletti, non potrà essere solo quello di semplice calciatore, ma pure di uomo spogliatoio, senza visucci né lamentele. Non resta che aspettare. «Ho apprezzato moltissimo il suo messaggio, da capitano di una squadra vero. Francesco per noi è una risorsa, qualsiasi ruolo e situazione lo riguardi. Ho bisogno di tutti, dentro la squadra. Quando dico di tutti dico anche di Totti». Lucio, stanco e stufo, vuole che l’attenzione si sposti sulla partita di oggi e sul quel secondo posto complicato da raggiungere ma che la Roma ha il diritto/dovere di sognare.
L’OBIETTIVO IN TESTA – Il Napoli va apprezzato, perché è davanti e perché gioca bene. «Dopo la Juve è la migliore squadra del nostro campionato. Lo dicono i numeri. Ringrazio i mie calciatori che mi hanno dato la possibilità di vincere questa sfida come decisiva. Al mio arrivo, questo, era un obiettivo negato». La partita nella partita è confrontare Higuain con Dzeko. «Quando parlo di squadra c’è dentro anche Dzeko, un calciatore da Roma. Uno che probabilmente io non l’ho sostenuto abbastanza, ma un campione così non ha bisogno di sostegno perché è Dzeko. Higuain è straordinario ma io sono contento dell’apporto di Dzeko». La squadra per Spalletti non è calata fisicamente, ma «corre solo meno bene rispetto a prima», ma resta in piedi il problema caratteriale, da lui stesso sollevato dopo Roma-Torino. «Ci fossero stati De Rossi e Strootman… Loro ne hanno di più di altri. Ho preferito andare più sulla qualità, sull’autostima, sulla testa perché loro dovevano ritrovare le loro qualità attraverso la tecnica, la qualità e il gioco vedevo lo sbocco e la soluzione per questo gruppo».