La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Avviso ai naviganti: diffidate dalle solite superficialità in salsa (mega)stipendi. Quello che mostra Luciano Spalletti nel prendere in mano una patata bollente com’è adesso la Roma, è un coraggio non scontato. Oltre che essere un bravo allenatore, l’uomo è bene informato quanto basta per sapere che — al netto dei colloqui esplorativi (anche per interposta persona) che sono andati avanti da tempo — il suo non era il profilo che a Trigoria avrebbero voluto per costruire la Roma del futuro, proprio perché si voleva tagliare le radici al passato.
RINNOVAMENTO TATTICO – Ma la capacità di lavorare con i giovani, il polso fermo e la duttilità tattica sono cose che piacciono di Spalletti, che quindi costruirà nel tempo una Roma abbastanza diversa rispetto a quella di Garcia. Anche se in passato ha giocato la difesa a 3 (e magari potrebbe riproporla con De Rossi centrale), si ripartirà da quella a quattro. Dalla cintola in su però non è detto che venga riproposto il 2-3-1 che gli ha dato la fama. Con i giocatori a disposizione, più facile pensare al 3-1-2, che lo stesso Spalletti ha utilizzato nel suo ultimo periodo romano. Oppure alla conferma del 3-3 di Garcia. Con una premessa di base: nessuno potrà fare quel ruolo di centravanti atipico interpretato da Totti dal 2005 al 2009. Ma cominciamo da dietro. De Sanctis, un suo fedelissimo a Udine, insidia già Szczesny. Difficile invece che Florenzi resti a lungo terzino. Fin dai tempi di Cicinho le perplessità su un difensore di fascia piccolo di statura non sono mancate, proprio per i rischi che si corrono sulle palle alte (vedi gol di Kucka). Perciò, visto che Digne è un intoccabile, Torosidis (o il miglior Maicon) potrebbe essere rilanciato e l’azzurro avanzare a centrocampo o in attacco nel caso di tridente. In mediana, il Pizarro di turno latita e così o si prova la scommessa Pjanic regista (tenendo conto però che De Rossi non ha la dinamicità di un tempo), oppure si colloca Florenzi mezzala destra, con Pjanic trequartista alle spalle di Dzeko e uno tra Salah e Gervinho. Così facendo, l’emorragia dei gol al passivo (38 stagionali finora) potrebbe limitarsi. Se invece si puntasse sul 4-2-3-1, davanti a De Rossi e Pjanic potrebbero giocare uno tra Florenzi e Iago Falque a fare il Taddei, gli stessi due che potrebbero emulare Perrotta, con l’aggiunta di Nainggolan o Pjanic. Insomma, le soluzioni offensive a Spalletti non mancherebbero, senza contare che le possibilità di un Totti rimesso a lucido e supportato da una mediana robusta.
MADE IN ITALY – Adesso comunque è ora di mercato, che a Spalletti non dispiacerebbe fosse italiano. Alla Roma, in questo senso, non mancano le caselle libere. A questo punto non è detto che Sabatini — pur avendo in mano sia Perotti che El Shaarawy — li prenda entrambi, visto il modulo di base diverso. Di sicuro servirà un terzino destro e forse anche un jolly. Quanto basta perché Debuchy e i duttili Juan Jesus, Santon e Caceres vengano sondati con più insistenza, mentre non si perdono di vista per la difesa neppure Acerbi e Tonelli (dell’Empoli piace la fantasia di Zielinski). Per l’estate poi, non è escluso che si punti su Criscito, soprattutto se il Psg insistesse a chiedere 17 milioni per il riscatto di Digne. Insomma, a Trigoria si cambia. D’altronde con un uomo forte come Spalletti, se dovrà essere rivoluzione, è giusto che lo sia anche nelle strategie di mercato.