Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo) – Lui li conosce bene. Fabrizio Lucchesi era il responsabile del settore giovanile dell’Empoli quando Vincenzo ed Eusebio muovevano i primi passi nella squadra toscana. Li ha cresciuti, coccolati, li ha visti diventare grandi calciatori. E li ha ritrovati tali quando era alla Roma. C’era anche lui in quella stagione fantastica dello scudetto, era il direttore generale della squadra campione d’Italia. Tra pochi giorni Lucchesi comincerà una nuova esperienza professionale, il calcio è sempre la sua passione: «Presi Eusebio e Vincenzo quando erano due ragazzini. Di Francesco era il prototipo del ragazzo mediamente dotato che può diventare un grande giocatore. Aveva talento, non quanto Vincenzo che aveva classe pura, un predestinato. Si aspettava solo che crescesse perché era un po’ gracilino, andava accompagnato nella crescita. Fu ceduto al Genoa, poi alla Samp poi lo persi e me lo sono ritrovato alla Roma. Li ho visti partire da ragazzini e me li sono ritrovati alla Roma campione d’Italia».
MODELLO EUSEBIO – Di Francesco poi lo ha fatto diventare allenatore: «Lo presi a Pescara e gli affidai la Primavera, poi quando ho esonerato Cuccureddu gli affidai la prima squadra. Montella, Di Francesco, Caccia e Di Natale sono stati i primi ragazzi che facemmo venire a Empoli da fuori. Dormivano dalla signora Ernestina. I figli erano diventati grandi, aveva un paio di camere libere e aggiungeva un piatto a tavola. Montella aveva dodici anni, era un bambino. Lorenzo D’Amato ci aiutò a scoprire lui, Caccia, Di Natale e infine Lodi. Era il nostro scouting per la Campania e aveva fiuto. Ne portavamo su uno all’anno non potevamo permetterci di più. Eravamo i pionieri dell’Empoli di oggi, c’era un piccolo team, era un modellino, che fu preso da esempio da tanti club. Da quella covata di giovani calciatori venne anche Gautieri. Mi ricordo che Di Francesco fu un caso da portare come esempio. Si vedeva che aveva doti importanti ma va considerato un modello per i ragazzi che vogliono sfondare con il calcio pur senza avere le doti del fuoriclasse. Montella era il centravanti della Nazionale e nella Roma non giocava sempre, avevo paura che se ne andasse. Di Francesco non fu fortunato, ma sono contento che abbia coronato la sua carriera di calciatore con la conquista dello scudetto. Come allenatori sono diversi. Ma sono tra i migliori italiani dopo la generazione di Spalletti, Ancelotti e Sarri».