Il Corriere Della Sera (B.Tucci) – La Lazio è tornata a vincere in campionato, il tecnico Stefano Pioli tira un sospiro di sollievo. Ma fu vera gloria? Assolutamente no. Anche se si vuole essere ottimisti al massimo non si può proprio dire che il pubblico dell’Olimpico si sia esaltato davanti al gioco dei biancazzurri. Un primo tempo da dimenticare, un secondo certamente più decoroso, con un Klose che, finalmente, è riuscito a trovare la via del gol anche in campionato, addirittura con una doppietta. Però domandiamoci senza fingere: il tifoso è uscito soddisfatto dallo stadio? Se vi mettete una mano sulla coscienza, risponderete di no. Perché la Lazio è apparsa quella di sempre, se si eccettua uno squarcio dei secondi 45 minuti. È incredibile come la squadra si trasformi quando gioca in Europa League (giovedì sera, lo ricordiamo, ci sarà il ritorno degli ottavi di finale contro lo Sparta Praga) e poi cambia drasticamente in Italia. Una metamorfosi incomprensibile che deve impegnare non solo la società ma anche il mister, alla ricerca di una soluzione che per il momento non vede sbocchi. L’importante, lo ripeto per l’ennesima volta, è che da subito si programmi il futuro, in modo che, già alla fine della stagione, si possa avere una quadro preciso della situazione. Innanzitutto la panchina: rimarrà Pioli? Se sì, si studi con lui quella che dovrà essere la squadra del prossimo anno e non si perda tempo. Se, al contrario, il mister dovesse andare via, il sostituto deve essere scelto immediatamente e con lui va concordata una campagna acquisti che dia davvero un volto nuovo alla Lazio.
Che dire della Roma, che è al settimo cielo? Anzi, all’ottavo, viste le vittorie consecutive in campionato che ha conquistato sotto la guida di Luciano Spalletti. La squadra va a gonfie vele, i tifosi corrono allo stadio e si divertono. Calcio e spettacolo, che volete di più? Oddio, qualcosa si augurerebbero gli ultrà giallorossi. Un presidente più vicino alla squadra. In senso fisico. Come il napoletano De Laurentiis, il granata Cairo, lo stesso Claudio Lotito. Pallotta vola a Roma raramente e, quando arriva, non risolve (almeno ufficialmente) i problemi più scottanti. Vediamo i più urgenti. Di Totti e del suo futuro non si sa nulla. Il progetto dello stadio è finito nel dimenticatoio. A Bruno Conti non si sa quale compito sarà affidato negli anni a venire. Del contratto di Sabatini nessuno conosce i particolari, grossi o piccoli che siano. Insomma, quattro fumate nere. Facciamo un po’ di conti: Pallotta mancava da Trigoria da un anno. Se ne dovesse passare un altro senza la più piccola decisione, che ne sarebbe della Roma?