Intervistato dall’emittente radiofonica Rete Sport, Giacomo Losi storico capitano della Roma e membro della Hall of Fame ha parlato in occasione dei suoi 80 anni. Queste le sue parole:
La prima gioia che ti viene in mente?
“La prima è: ‘vieni a Roma’. Avevo paura, non conoscevo questa grande e bellissima città. Roma è stata una sorpresa anche per me, non sapevo che sarei venuto qui, ma è stata una sorpresa bellissima”.
Che effetto le fa quando sente parlare di Roma come ambiente difficile da affrontare e da vivere?
“Mi fa un effetto particolare perché negli anni ’50 Roma era bellissima. Andavo in giro per conto mio per musei e piazze ed era bellissimo. Oggi ho un po’ paura, ma non solo Roma è così”.
I tifosi sono difficili?
“Sì, purtroppo sono cambiati anche i tifosi. Prima si comportavano in un’altra maniera anche quando le cose non andavano molto bene, molte volte. Era diverso il mondo. Ho vissuto diversi momenti ma in maniera eccezionale. Dalla guerra fino agli anni ’60, poi tutto è cambiato”.
Il tuo primo gol lo hai segnato in un Roma-Sampdoria 3-2 da ala sinistra…
“Stavamo perdendo 2-1 contro la Samp e mi saltò l’inguine. Il medico disse di sostituirmi ma rimasi in campo e mi misi all’ala, come si faceva una volta. Riuscimmo a pareggiare, non so come, con Manfredini, e poi a un quarto d’ora dalla fine attaccavamo solo noi. Su un calcio d’angolo riuscii ad anticipare il centro-mediano della Sampdoria e segnai il 3-2″.
Sei l’unico capitano della Roma che ha sollevato un trofeo europeo?
“Vero. Era pure un trofeo a cui in pochi diedero importanza (Coppa delle Fiere)“.
Con Herrera non fu un rapporto idilliaco, tanto che l’anno dopo te ne andasti
“Lui quando venne a Roma è venuto da me per sapere com’era l’ambiente ed era molto disponibile e disposto. Ho pensato: ‘Meno male che è arrivato qualcuno che ci farà vincere’. Ho fatto le prime 8 partite da capitano, come al solito. Dopo la terza sconfitta di fila, a Verona, lui incitava la squadra ad andare avanti. Io giocando stopper rimanevo sempre solo in mezzo a due cristoni di 1.90. A fine partita il mister disse: ‘Bravi, bravi’. Io gli risposi che non eravamo stati bravi. Da quel giorno non giocai più”.
I giovani, come gestirli? Ci si aspetta troppo da loro?
“Che loro siano diversi da quelli che eravamo noi come giovani da allora… Noi eravamo più facili da gestire, ora con radio, televisioni, giornali non hanno tempo di esprimere le loro qualità. Se c’è un ragazzo giovane che merita di giocare deve giocare. Noi invece, magari, andiamo all’estero a prendere stranieri, ma se continuiamo così si svuoteranno i nostri settori giovanili. Quella di oggi, diciamocelo, è un Italietta… Non gioca come dovrebbe giocare”.
Francesco Totti ti ha regalato la maglia quando superò il tuo record. Tu come lo gestiresti oggi Totti? Lo metteresti a Frosinone vista l’assenza di Pjanic?
“Credo che lo stiano gestendo abbastanza bene ultimamente. Lui serve ancora soprattutto come presenza. Lui è il più forte di tutti, è un ragazzo che anche se fa mezzora può inventare qualsiasi cosa. Io lo centellinerei ogni partita. L’allenatore sa se deve iniziare la partita o entrare in corso. Questo allenatore ha capito che Francesco serve ancora visto che un altro Totti non c’è in giro. Deve saperlo gestire. A Frosinone deve giocare, lui può far commettere degli errori agli avversari perché è un giocatore intelligente”.
Ce la facciamo quest’anno?
“La squadra c’è, mi ha molto convinto. La Juventus, rispetto lo scorso campionato, non sta in grandissime condizioni. La Roma è superiore all’Inter o alla Fiorentina, se non ne approfitti di questa Juve in queste condizioni… La palla va presa al balzo, altrimenti non la prendi più”.