Caro Daniele, quanto sono felice della firma! Non che avessi grandi dubbi a riguardo. Anzi. Sei nato per giocare con questi colori, il giallorosso ce l’hai nel sangue, questo si sapeva. Basta vederti in campo. La grinta che ci metti ogni volta, la capacità di trascinare i compagni. Da vero leader, quale sei. Ti ammazzeresti per questa maglia. Quanto sono felice. Perché si dice spesso che le bandiere non esistono più. Non ci sono più i Meazza, i Boniperti, i Riva, i Rivera. Tu, invece, sei la prova vivente che non è così. Hai dimostrato, se mai ce ne fosse bisogno, che Roma e la Roma si vivono in questa maniera. Certo qualche dubbio ti avrà assalito. Offerte importanti, da palcoscenici dove alzare trofei è la consuetudine, non l’eccezione. Per uno ambizioso come te, d’altronde, vincere è una priorità. E’ per questo che per noi tifosi, innamorati di questa squadra e di questa città, quella firma significa molto di più di un sempice rinnovo di contratto. Sapere che dietro quel “sì” c’è una società che ti ha convinto, persuaso a rimanere è quanto di più rassicurante possa esistere. Speriamo solo che le promesse vengano mantenute, perchè con due-tre campioni presto saremo di nuovo lì, dove ci compete. Perché finché campo voglio rivede questa squadra tornare a vincere. Bisogna ritrovare quella dimensione internazionale che questi tifosi meritano. Il mix è quello giusto. Tu, Francesco, a guidare la vecchia guardia. E poi loro, i giovani, voluti fortissimamente da una società che, finalmente, sta riuscendo nell’impresa di cambiare la mentalità di un’intera città. Mai più schiavi del risultato, si sente dire. Non è un luogo comune. Una partita si può perdere, anche due. Poi la domenica successiva stravinci, d’accordo, l’euforia non si può controllare.
Chi non è romanista, questo non lo può capire. Milano. Torino. Altro modo di vivere la passione. La mentalità, però, sta cambiando. Si puo amare in modo viscerale, e basta guardare la Sud per capire cosa questo possa voler dire. Sono felice, però, perché qualcosa è cambiato nella gestione di questi momenti. Un allenatore giovane, innovativo. Perché a Trigoria sembrano aver capito come si amministra una grande squadra. I panni sporchi si lavano in famiglia. Basta mettere tutto in piazza, questa è la strada giusta. Sostenere il proprio progetto al di là degli umori di una città troppo innamorata per trovare un equilibrio di giudizio. Il tuo rinnovo, di questa nouvelle vague, è il fiore all’occhiello. Sono felice, caro Daniele, perché la tua storia mi ricorda la mia. Anch’io, ai miei tempi, ho avuto le mie crisi, i miei ripensamenti. E’ umano, normale che sia così. Quello che però differenzia le bandiere è che, nonostante tutto, lasciano che il cuore prevalga su tutto il resto. Ma tu questo lo sai bene. Sei uno di noi, è per questo che non potevi lasciarci. Come sono felice, caro Daniele. Romanista per sempre.
Il Romanista – Giacomo Losi