La Gazzetta dello Sport (D. Stoppini) – Le barriere stavolta erano solo quelle che la Roma piazzava sulle punizioni del Real Madrid. Ma allora si può davvero. Ma allora è possibile riassaporare l’Olimpico, la curva Sud con un colpo d’occhio degno, senza il blu dei seggiolini a infiammare gli occhi e l’anima. E poi le urla a ogni folata di Salah, i fischi a Ronaldo, gli applausi a cuore pieno a fine primo tempo per una Roma che è tornata a coinvolgere, quelli a fine partita nonostante una sconfitta che ha un retrogusto pure un pizzico dolce, se mai dolce può essere un k.o. Senza striscioni, poche bandiere, è la fetta di stadio tra il cuore della Sud e la tribuna Monte Mario a trascinare il resto dello stadio: l’Olimpico ci è riuscito, per una volta.
IL PREFETTO – Cinquantacinquemila, dice il conto esatto. Numeri dimenticati, sensazioni del passato. «Dal giornalista non farti fregare, la curva Sud continua a non entrare», recitava uno striscione appeso nei dintorni dell’Olimpico la notte prima della partita. Vero, non c’erano i gruppi organizzati. Ma c’erano tifosi della Roma, pure loro, pure con le barriere in curva. Sulle quali va registrato un intervento del Prefetto Franco Gabrielli: «Credo che debbano essere eliminate», dice. Un’apertura mai così netta, a fronte di una puntualizzazione necessaria: «Per farlo bisogna che i tifosi rispettino le regole, abbiamo intrapreso un percorso che spero porti a una fruibilità diversa dello stadio. Le barriere sono una triste medicina rispetto a una malattia da debellare». Malattia che non riguarda i 20 tifosi del Real Madrid fermati in stato d’ebbrezza e lasciati fuori dall’Olimpico. Poca roba, in fondo il problema vero ha riguardato le file lunghissime agli ingressi. «Ma con i tifosi è un’altra storia», ha sorriso Nainggolan. E Walter Sabatini ha rinforzato la tesi: «Era tanto che non vedevamo uno stadio così. E così deve essere».
QUANTI OCCHI – Avranno gradito, forse, anche gli allenatori. No, mica Spalletti e Zidane. In tribuna c’era mezzo mondo con gli appunti in mano. Claudio Ranieri per una sera ha lasciato stare i pensieri del Leicester, Marcello Lippi e Antonio si sono seduti vicino, divisi solo dal presidente federale Carlo Tavecchio. E poi il c.t. tedesco Löw, Zico, Paulo Sousa (che dice «auguro il meglio alla Roma») con il d.s. Pradè, una marea di osservatori con gli occhi sulla Champions. E gli occhi su un Olimpico grandi numeri, come una volta. Pieno di gente che ha preso di mira Ronaldo, come prevedibile. «Scemo scemo», gli urlavano. Lui rideva. E allora hanno provato con «Messi, Messi». Niente da fare. Ma tanto da tifare.