Corriere della Sera (M. Ferretti) – Se non è un caso, è un problema. O potrebbe diventarlo in fretta. La Roma spende una barca di soldi per portare Dovbyk nella Capitale e riesce a segnare come mai le era riuscito in stagione quando l’ucraino sta in tribuna. E il suo posto viene preso (alla grande) da Dybala. Un caso, forse. Perché se non lo fosse, dovrebbe essere messo in discussione l’oneroso acquisto dell’ex Girona. Che fin qui, numeri alla mano, non ha fatto male (ma neppure benissimo) e costringe la Roma a giocare in maniera molto diversa rispetto a quanto visto contro il Lecce. Cioè fase offensiva con più tecnica e meno forza. Minor verticalità e maggiore palleggio.
Una sola partita non può e non deve fare testo, ma sarebbe sbagliato anche far finta di niente. Attendendo opportune verifiche, si può già dire – però – che la soluzione trovata da Mister CR3 ha dato i frutti sperati. E questo regala nuova (ulteriore?) linfa alla squadra. Grazie, in primis, al contributo di Dybala che – quando sta bene – è in grado di giocare in ogni angolo del campo con assoluto profitto generale. Non un «falso nove» (l’aggettivo falso non può essere accostato a uno come lui), ma attaccante totale. Uno che sa essere al tempo stesso regista, rifinitore e finalizzatore.
E, non a caso, a CR3 non è mai passata nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea di toglierlo dal campo pure con il risultato già in naftalina. Perché Paulino si stava divertendo e Ranieri non voleva che smettesse di farlo. Con buona pace di Shomurodov, tecnicamente prima alternativa a Dovbyk rimasto a guardare dalla panchina la Grande Bellezza dell’argentino. C’est la vie, direbbe monsieur Ghisolfi…