La Repubblica (M. Pinci) – A città è una festa di bandiere e nastrini gialloblù per salutare il primo derby regionale in serie A. Eppure lo stadio “Matusa” non è pronto per Frosinone-Roma. A maggio sono bastati 823 tifosi del Bologna per mettere in ginocchio la sicurezza, ora con 2mila romanisti in arrivo la tensione è alle stelle. In quella struttura il Frosinone può giocarci nonostante la capienza da appena 10mila posti (contro i 20mila richiesti) grazie alla legge 210/2005, che consente di utilizzare lo stadio di casa a club di Comuni da meno di 100 mila abitanti e mai stati in serie A negli ultimi 20 anni.
Lo scenario però è raggelante: curva provvisoria, strutture in acciaio non permanenti, posti numerati ma indistinguibili, vie di fuga inesistenti: 2mila persone dovrebbero defluire tramite le due piccole scale laterali larghe un metro o attraverso uscite d’emergenza di neanche 2. In più 4 tornelli a meno di 10 metri dalla tribuna: non sufficienti per lo smistamento e il filtraggio dei tifosi in trasferta, che possono diventare bersagli facili. «Non sono a rischio solo loro, ma anche cittadinanza e noi lavoratori», avverte Andrea Cecchini, presidente nazionale del coordinamento dei reparti mobili Anip-Italia sicura.
A maggio si rischiò la tragedia, lui c’era: «Durante quel Frosinone-Bologna, a causa della vicinanza della tribuna ai cancelli, potevamo restare schiacciati da 800 bolognesi scesi per protestare. Capitasse con 2mila persone sarebbe un disastro. Per il decreto 81/08 quello stadio non è a norma, non è nemmeno antisismico. Perché il prefetto autorizza a giocare?». A rischio anche i cittadini: a meno di 8 metri dal settore ospiti ci sono un condominio con famiglie e un bar: «Chiudere? No, ma non possiamo vendere lattine e alcolici, nemmeno un Campari, dalle ore 14». Inadeguate pure le vie d’accesso: «Strade urbane, larghe 3 metri, difficile scortare i tifosi». Da Roma e Napoli arriveranno rinforzi, 200 agenti solo per gli ospiti. Colpa di uno stadio ancora di serie B.