Lo sport scende in campo per Parigi. Buffon capitano coraggioso: «Giusto continuare a giocare»

Buffon

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Lo sport non sarà l’«arma finale» per battere il terrore, così come gli attori hollywoodiani condotti al fronte a rincuorare le truppe durante la Seconda Guerra Mondiale non furono decisivi per far sì che gli Alleati sconfiggessero il nazismo. Ma il rosario di testimonianze sgranato ieri dagli atleti di tutto il mondo per dare solidarietà a una Parigi sconvolta dalla tragedia è stato qualcosa di così intenso da costituire un’iniezione di fiducia e ottimismo per tutti. In ogni conflitto, in fondo, c’è bisogno che il morale delle «retrovie» sia alto e ieri – grazie allo sport – ognuno ha capito che tanti, anche i ricchi e famosi, non hanno voglia di tirarsi indietro.

MOTORI – La velocità ha risposto presente. In Formula 1, infatti, prima del via del Gran Premio del Brasile tutti i piloti hanno fatto un giro di pista a bordo di un pullman scoperto con la bandiera francese sui lati listata a lutto. Non basta. Nel rally anche il francese Sebastien Ogier, dominatore di una stagione che lo ha visto vincere il terzo titolo mondiale, dopo essersi imposto nella prova del Rally del Galles, ha esposto sulla macchina il tricolore del suo Paese.

TENNIS E BASKET – Neppure tennis e basket – pur con visibilità differente – hanno disertato. La «O2 Arena» di Londra che ospita il Masters, infatti, è stata illuminata all’esterno con il tricolore francese, senza contare il minuto di silenzio che è stato attuato prima del singolare tra Djokovic e Nishikori, mentre una bandiera francese calava dal tetto. Venendo alla palla a spicchi, in Legadue è stata suonata la Marsigliese prima di ogni gara, oltre al minuto di silenzio che ha preceduto la palla a due iniziale. Attraversando l’Atlantico, poi, sono stati numerosissimi gli omaggi che le squadre e i giocatori del football e dell’hockey americano hanno rivolto alla tragedia di Parigi. Un campionario di solidarietà che ha emozionato tanti.

CALCIO ITALIANO – Com’è logico, in Italia è stato il calcio a fare da traino, con il minuto di silenzio decretato per tutte le categorie, comprese le giovanili. In particolare in Serie B, oltre alla Marsigliese risuonata in tutti gli stadi su disposizione della Lega, hanno colpito due episodi: la Ternana che ha giocato con la bandiera francese al centro della maglia e il bresciano Morosini che, dopo aver segnato, ha festeggiato correndo verso la panchina per sventolare e baciare commosso il tricolore bianco-rosso-blu.

NAZIONALE – Da Coverciano, anche la Nazionale si sente «parigina», e lo si è potuto capire ascoltando le parole che il capitano Gigi Buffon ha detto ieri per commentare i tragici avvenimenti accaduti nella Ville Lumière . «Quelle che abbiamo visto in tv sono immagini che fanno male – ha raccontato ai microfoni di Rai Sport –. Sono state scene di gravità inaudita. Davanti a spettacoli simili uno si sente nudo e impreparato. Certo, non bisogna avere paura. Lo dicono in tanti ed è la frase giusta, ma le certezze ce le deve dare il governo, ce le deve dare il capo dello Stato. Sono loro che rassicurano i cittadini. Occorre fare quadrato con le istituzioni, ma anche con l’amico della porta accanto, pure se non lo conosci». Il portiere dell’Italia ha perfetta cognizione del potere che ha lo sport ed è per questo che ritiene giusto, in presenza delle giuste condizioni di sicurezza, che venga giocata Inghilterra-Francia. «Lo sport deve continuare come tutte le altre attività, perché è uno strumento di aggregazione, di bellezza, di felicità, di pace». E proseguendo la metafora sullo strumento aggiunge: «Per questo uno strumento del genere deve continuare a suonare». Per farlo, però, occorreranno le massime garanzie, soprattutto quando ci si troverà dinanzi all’organizzazione di eventi giganteschi come la fase finale del prossimo Europeo. Non è un caso, infatti, che fin da ora si suppongano misure di sicurezza imponenti. «Immagino che l’Europeo sarà blindato – conclude Buffonma nella mia posizione non voglio pensare ad altro che a giocare, altrimenti potrei essere condizionato». Possibile. Come da sabato in poi, in fondo, lo siamo tutti.

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