Lo sponsor non c’è più. In serie A sono a secco sette squadre su venti

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Il Giornale (D.Pisoni) –  La serie A che vuole ritrovare l’appeal perduto è alla prova degli sponsor. Tra amichevoli e presentazioni sono tante le divise «bucate» in attesa di essere riempite. E non c’è differenza tra grandi e piccole perché, ad esempio, delle sei qualificate per le coppe europee sono addirittura tre quelle che non hanno ancora una scritta sulla maglia. Roma, Lazio e Fiorentina. Tutte al lavoro comunque, dicono. Il club giallorosso già nella passata stagione restò a secco perché Pallotta non ne volle sapere di scendere dal tetto di 14-15 milioni fissati da ricavare. In queste settimane si rincorrono le indiscrezioni di trattative con Etihad, ch evorrebbe legare il suo nome anche al nuovo stadio. Pure la Lazio potrebbe, per l’ottava stagione di fila, non avere uno sponsor, se si esclude qualche parentesi, ma il «digiuno» può finire presto se la squadra di Pioli si qualificherà ai gironi della Champions. Anche perché le trattative sono in divenire e guardano all’Azerbaigian, come ha rivelato l’ambasciatore azero in Italia nei giorni scorsi. Anche la Fiorentina è in cerca dell’occasione migliore e non vuole svendere la maglia. «Il main sponsor utilizza la maglia come piattaforma di visibilità e raramente ha introiti diretti, per questo è difficile trovarne uno che risponda alle nostre richieste. Non abbiamo ancora trovato un marchio che rispecchi i nostri valori, ma siamo fiduciosi» ha spiegato alla presentazione Gianluca Baiesi, direttore operativo del club toscano.

Nessun problema per la Juve con il marchio di famiglia Jeep e per il Napoli che addirittura raddoppia. Spera di farlo presto anche la Sampdoria che intanto si è inventata le maglie, in edizione limitata, con incorporato un chip che suona l’inno. Non manca la fantasia ai blucerchiati che già l’anno scorso si erano inventati di pubblicizzare sulle maglie i film in uscita al cinema, settore in cui opera il presidente Ferrero: il primo fu SinCity. Un’idea «copiata» da De Laurentiis.

Se la stagione passata furono sette su 20 le squadre a iniziare il campionato senza sponsor, i numeri potrebbero essere più o meno gli stessi per la prossima stagione. Ad esempio il Torino l’anno scorso rinnovò per un anno con l’azienda alimentare Beretta e ora la voce «principal sponsor» è vuota. Nessuna scritta almeno nelle prime uscite anche per Bologna, Genoa e Palermo. Situazioni in divenire, mentre la neopromossa Carpi nei prossimi giorni potrebbe addirittura annunciare un secondo partner da posizionare sotto i numeri dei calciatori.

Una serieA che vuole rilanciarsi attraverso l’arrivo di campioni, ma anche confermando la crescita nell’attirare nuovi investitori. Infatti l’anno scorso alla voce «jersey sponsor» i club avevano fatto registrare un incoraggiante +21% sulla precedente stagione: in 12 mesi si è passati da 69 a 84 milioni dalla vendita degli spazi sulle divise, comunque ultimo dei top campionati europei. L’obiettivo è quota 100 per non perdere il passo di chi attira sponsor da capogiro come dimostrano i record di Manchester United e Chelsea. Numeri «impossibili» per i club italiani alle prese anche con il problema della contraffazione, con quelli che De Laurentiis ha appena definito i «pezzotti», le maglie non ufficiali. Questo incide indirettamente anche sulle sponsorizzazioni, ma bisogna correre ai ripari perché dopo i diritti tv, dai quali ormai si ottiene il massimo, è questa la nuova frontiera degli affari che può cambiare la vita a una squadra. Ma non solo visto che anche gli arbitri hanno appena siglato un accordo con Eurovita Assicurazioni da oltre un milione di euro e riavranno lo sponsor sulle maglie.

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