Il Messaggero (G. Lengua) – Da Siviglia a Siviglia, si chiude un cerchio per Dan Friedkin. Era il 6 agosto del 2020 quando l’imprenditore americano firmava un contratto preliminare da 591 milioni che il 17 dello stesso mese lo avrebbe fatto diventare il presidente della Roma.
Lo stesso giorno, la squadra allora allenata da Fonseca fu esclusa dall’Europa League perdendo con il Siviglia agli ottavi. A gennaio 2021 è stato scelto Tiago Pinto come general manager, ma poco avrebbe potuto fare se Friedkin non fosse riuscito in uno dei colpi più clamorosi della storia del club: ingaggiare José Mourinho. Una delle più grandi vittorie della società è aver riportato all’Olimpico ai tifosi dopo l’anno buio del Covid. Prezzi popolari e una Roma che affascina, sono stati gli ingredienti principali del ripopolamento degli spalti.
E poi il progetto nuovo stadio a Pietralata, abbandonando quello di Tor Valle. Il sogno del presidente è inaugurarlo nel 2027, l’anno del centenario della fondazione del club. Quello che ha contraddistinto la presidenza Friedkin è anche la presenza a Trigoria. Dan ha voluto capire toccando con mano cosa fosse la Roma. La multa per il mancato rispetto del Ffp da 35 milioni e il settlement agreement firmato l’estate scorsa con la Uefa lo ha costretto a cambiare strategia.