Lo show che tutti vogliamo

Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Ebbene, può anche darsi non mancasse a tutti. A noi mancava. A un mucchio di gente mancava. Il derby come Dio comanda. Purché stiano tutti al loro posto, in senso figurato e non per evitare che poi arrivino le multe. I tifosi a tifare, le squadre a scrollarsi di dosso l’una con l’altra fino al limite della resistenza fisica. Con le curve une e indivisibili, senza plastica nel mezzo, e soprattutto piene entrambe. Non accadeva da anni. E ci mancava.

LIBERI – C’è ancora un bel pezzo di oggi per completare la vendita dei biglietti a chiunque voglia andare allo stadio a vedere la Roma che cerca di recuperare due gol alla Lazio e la Lazio che tenta di impedirlo. Che si tratti di un derby di Coppa Italia, di semifinale di Coppa Italia per la precisione, e non di campionato è fatto marginale che non ha mai contato granché e conta esattamente zero almeno da un famoso 26 maggio. Ci sono a confrontarsi club per i quali la città più grande d’Italia – che poi è la seconda più vasta in Europa, dopo Londra – è troppo piccola per tutti e due, che con metodi diversi condividono l’idea fantastica di diventare punti di riferimento in Italia e di farsi strada in Europa senza sottomettersi a sceicchi, senza vendere tonnellate di indumenti tecnici in tutto il mondo e senza impegnare cittadelle dello sport che per il momento non possiedono. Forti soltanto o quasi soltanto della passione endemica annidata nei propri territori. E’ un derby senza barriere in molti sensi, tuttavia. Intanto hanno tolto il plexiglass che tranciava le curve, richiamando in Sud i gruppi organizzati che da soli aumentano di 3-4.000 unità le presenze reali all’Olimpico. Dei 700 steward impegnati questa sera allo stadio una parte consistente si metterà a sorvegliare che le uscite restino sgombre, ma nella visione dei tifosi tanto basta a cambiare l’orizzonte, il mondo e le prospettive di un amore che, giurano, non si è mai attenuato. Là dietro tutto sarà giallorosso, come nei derby fino al 2015 quando la partita era un rito che cuciva una settimana con l’altra e il giorno dell’attesa alla meditazione sul risultato. Lecito pensare quindi che dall’altra parte tutto sia biancoceleste, in un confronto tra opposte fantasie di cui anche chi aveva già deciso di rientrare allo stadio avvertiva l’assenza. Si gioca di sera e questo era già accaduto all’andata, ma non di fronte al pubblico fitto di questa edizione della partita. Alla Roma hanno venduto oltre 25.000 biglietti, esaurendo l’intera fascia meridionale, distinti e curva. Alla Lazio sono intorno a 16.000 con margini di miglioramento soprattutto su una metà dei settori a lato della Curva Nord. Tenendo conto del fatto che alcuni settori tipo la Tevere non possono essere riempiti a volontà per ragioni di sicurezza avremo uno stadio decentemente affollato, colmo quanto concedono i tempi che corrono. Siamo oltre i 40.000 spettatori e se poi si raggiungeranno i 50.000 sarà tutto rumore e spettacolo guadagnati.

RILANCIO – All’estero lo sanno e guardano. Ci sono oltre 400 giornalisti accreditati da tutto il pianeta e intorno a 50 fotografi. Roma contro Lazio va in diretta televisiva in più di 120 Paesi, con una copertura geografica che gira dall’Europa alle Americhe, dall’Asia all’Australia. E potenzialmente il numero di telespettatori supera il mezzo miliardo. Perché la penetrazione dei diritti televisivi di questa Coppa Italia ha superato del 400% i dati del precedente ciclo di vendita, un successo internazionale da campionato di prima fascia. Significa che in fin dei conti questo mediocre calcio italiano ha ancora ragione d’essere, soprattutto se recupera alcune realtà a denominazione d’origine protetta. Possiamo elencarne molte, dalle milanesi alla Fiorentina. E il derby di Roma nella sua forma migliore, naturalmente. Accidenti, se ci è mancato

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