Quando a soli 22 anni hai giocato nel Partizan e nella Fiorentina, il calore di Roma non dovrebbe sconvolgerti più di tanto. Eppure Adem Ljajic,confidandosi con la stampa del suo paese, si dice quasi sorpreso «dell’enorme euforia che si respira per il primo posto». Di questa Roma che comanda il campionato Ljajic, almeno fino al derby, è stato protagonista: 2 reti, tanta personalità in campo, tanta professionalità fuori. Del bad boy di cui qualcuno a Firenze parlava nessuna traccia. Eppure, complice anche qualche problema alla schiena e al tendine, dal 22 settembre il serbo è diventato poco più che una comparsa, nonostante il gol (il terzo stagionale) contro il Bologna: con la Sampdoria 90’ in panchina, con gli emiliani in campo solo la mezzora finale, a Milano altri 90’ passati a guardare i compagni.
MATURO Adesso ha una settimana per convincere Garcia a dargli un’opportunità da titolare contro il Napoli. Non gioca dal 1’ dalla partita di Parma: era il 16 settembre, la Roma era sì prima, ma le certezze erano ancora tutte da costruire. «Dobbiamo tenere i piedi ben saldi a terra – dice ancora Ljajic – e pensare partita dopo partita. L’atmosfera però è eccezionale, sia in città sia nella squadra». Parole mature, quelle dell’ex viola, che però soffre il fatto di non essere titolare. D’altronde, quando si era presentato all’Olimpico era stato chiaro: «Sono uno che vuole giocare sempre».
I MERITI Rispetto al passato però, quando non succede, Ljajic non punta i piedi. Anzi, pare si alleni addirittura con più impegno. Merito di Garcia, capace di stimolarlo e di farlo sentire decisivo anche quando entra a partita in corso. Più o meno la stessa missione che il tecnico ha con Destro, da ieri tornato a correre sul campo, seppure con le scarpe da ginnastica. Ljajic, invece, ha pronte le scarpette per l’Olimpico. I suoi migliori amici fuori da Trigoria sono Pjanic e Jedvaj, per motivi d’età e di lingua. Potere del calcio, visto che fino a qualche anno fa immaginare un serbo, un bosniaco e un croato andare di pari passo sembrava utopia.
FELICE Il calcio, dice ancora Ljajic, è «l’unica cosa che mi rende felice e sereno». Sognava il Milan dell’idolo Kakà, è arrivato alla Roma e ha scoperto quanto è bello essere capolisti. «È vero. Non so cosa succederà, ma finora abbiamo ampiamente meritato il 1° posto. Lo abbiamo dimostrato settimana dopo settimana». Tra sette giorni il test più difficile. Che Ljajic vuole vincere pure partendo in panchina. Magari gli porterebbe anche fortuna, visto che tutti i suoi gol sono arrivati quando è entrato in corsa.
Gazzetta dello Sport – C.Zucchelli