Era tornato con una premessa che era una promessa: “In Italia avete un’idea sbagliata su di me. Chiedete a tutti i compagni con cui ho lavorato: non ho mai litigato con nessuno”. Sono parole del 29 agosto, pronunciate con un ghigno durante la cerimonia d’investitura da centravanti della Roma. Tre mesi dopo, Daniel Osvaldo finisce fuori squadra per aver messo le mani addosso a un collega di lavoro: il più giovane di tutti, Erik Lamela, argentino come lui. Dieci giorni di sospensione – da confermare oggi – che gli costeranno la partita di Firenze, la città dove ha gli affetti più cari, e una multa pesantissima: intorno ai 50.000 euro, circa il 30 per cento dello stipendio mensile, il massimo consentito dalle tabelle disciplinari.
LA VICENDA – Il fatto è successo venerdì notte, allo stadio di Udine, alla fine di una partita che aveva fatto saltare i nervi ai romanisti. Osvaldo si era comportato benino, correndo e sbuffando. Lamela no, aveva giocato per sé più che per la squadra. E per questo, insieme con Bojan e Josè Angel, era stato rimproverato bruscamente dai leader dello spogliatoio, Perrotta in testa. Durante la discussione generazionale, mentre gli altri giovani del gruppo incassavano le critiche a testa bassa, Lamela ha risposto con uno scatto di nervi. Sembra abbia scagliato una bottiglietta di plastica contro un muro, senza un bersaglio preciso. A quel punto Osvaldo ha perso il controllo, è andato in black-out. Si è alzato, ha urlato insulti in spagnolo e infine ha colpito Lamela con una manata – ma c’è chi assicura di aver visto un vero e proprio pugno – sul viso.
LA QUIETE –Lamela, toccato nell’orgoglio, ha accennato una reazione. Ma l’intervento di altri giocatori ha calmato le acque. Tanto che Lamela è uscito dallo stadio chiacchierando tranquillamente con l’altro argentino Heinze, che è il suo consulente più fidato nello spogliatoio. E la squadra è rientrata in aereo unita, silenziosa e ordinata, senza altri litigi. L’incidente è stato occultato per qualche ora dai dirigenti, che sul momento non sapevano come gestire un caso così fragoroso.(…)
CONFRONTI – Ieri mattina a Trigoria i due calciatori si sono chiariti: Osvaldo, che sembrava sinceramente dispiaciuto, ha chiesto scusa a Lamela davanti a tutti i compagni; e Lamela, ragazzo insolente in campo quanto introverso fuori, le ha accettate. Per loro la storiella era risolta, tanto che Lamela “non è stato contento di sapere che Osvaldo sarebbe stato messo fuori squadra” come spiegano i dirigenti della Roma. E anche gli altri giocatori hanno manifestato un certo stupore per la punizione severa della società. Osvaldo ieri non si è allenato. Dopo dodici presenze su dodici, undici delle quali da titolare con cinque gol segnati, domenica resterà fuori. Da oggi, se Luis Enrique confermerà la linea dura, lavorerà a parte con un preparatore atletico. Così vuole la gogna che investe i cattivi.
ADELANTE – Intanto, per la concomitanza con l’evento principale della giornata, Luis Enrique non ha fatto particolari rilievi alla squadra per la sconfitta di Udine. Ha soltanto ripetuto i suoi concetti-chiave: “Conosciamo le difficoltà che la Roma sta incontrando ma non dobbiamo mollare. Continuate a lavorare, ne verremo fuori”. Poi, dopo l’allenamento, si è chiuso per un’ora nell’ufficio “spagnolo” di Trigoria con il suo staff. Riunione segretissima, ovviamente. Aspettiamoci nuovi stravolgimenti nella partita con la Fiorentina.
Corriere dello Sport – Roberto Maida