La Stampa (G. Buccheri) – Euforia, contagiosa, per un’Italia da finale o in corsa per finirci dentro si è sgonfiata ad ogni curva: prima la Roma a Budapest, poi la Fiorentina a Praga, l’Inter ad Istanbul, gli azzurrini Under 20 a La Plata e, 48 ore fa, la Nazionale dei grandi nello stadio del Twente hanno perso l’ultimo atto o non sono riusciti a raggiungerlo.
Nessuna crisi di isterismo o di sistema, ma una profonda disillusione che si concentra, in particolar modo, tra le mani del ct Roberto Mancini e dei suoi fedelissimi. Che cosa ci resta delle due settimane senza una coppa da alzare e senza la finalissima di Nations League? Non ci rimane che caricare di ulteriori responsabilità chi già ne ha abbastanza: giovedì sera, in Romania, prenderà il via il nostro Europeo Under 21 – debutto con la Francia – che mette in gioco titolo – non lo vinciamo dal 2004 – e, per le prime tre, il pass verso Giochi di Parigi 2024.
Andare alle Olimpiadi è questione di prestigio e visto che non ci andiamo, come calcio, dal lontano 2008 è anche questione “politica” e, quindi, economica: il Coni farebbe volentieri a meno di sventolare un nuovo cartellino rosso in faccia al pallone azzurro. Così, per amor di patria e, in parte, convinzione, il ct Mancini ha lasciato al collega federale Nicolato calibri come il rossonero Tonali e l’atalantino Scalvini oltre a non prendere in considerazione per la finali di Nations League in corso in Olanda profili come Miretti, Ricci, Udogie, Bellanovao Colombo.
L’Italia dei grandi chiuderà la stagione, domani pomeriggio, sfidando i padroni di casa olandesi per il terzo posto nella manifestazione che può valere un piccolo Europeo, poi una vacanza di tre mesi e gli ostacoli Macedonia e Ucraina a settembre nel cammino verso Euro 2024. La sconfitta di 48 ore fa con la Spagna ha detto due cose, una tattica e una, più profonda, legate agli equilibri e alle scelte. Di tattico c’è che Mancini lascerà perdere la tentazione 3-5-2 in favore di un modulo conosciuto e metabolizzato come quello con tre centrocampisti e tre interpreti sulla linea offensiva. Di strategia c’è molto e molto da fare perché il ct azzurro darà vita ad una sempre più significativa rivoluzione nei giocatori da chiamare: i campioni d’Europa continueranno a dare il loro contributo, ma, dal ko con la Spagna, è cominciata l’operazione che deve guardare al Mondiale del 2026.
Tradotto: l’Europeo Under 21 alle porte dovrà dare l’occasione ai ragazzi già finito nel radar di Mancini di acquisire ulteriore esperienza internazionale come accaduto per i più giovani dell’Under 20 arrivati a giocarsi la finale mondiale mettendo in mostra abilità come quelle di Casadei e Baldanzi. Nella notte di Enschede, giovedi, è svanita la possibilità di presentarci ad un’altra finale. “Ecco cosa si è persa l’Italia in 15 giorni…”, il titolo del quotidiano sportivo spagnolo Marca con le ics sopra le cinque finali andate male.