La Repubblica (M. Juric) – I fischi impietosi di tutto lo Stadio Olimpico al momento della sostituzione. E lo sguardo perso nel vuoto in panchina dopo l’abbraccio consolatorio di Ivan Juric. Il protagonista (in negativo) di questo Roma-Inter è Nicola Zalewski. Sul pasticcio che ha portato al gol di Lautaro, decisivo per la vittoria dei nerazzurri, c’è la sua firma. Da una sua palla persa scaturisce il contropiede solitario di Frattesi e da un altro errore, questa volta di Celik, la rete dell’argentino dell’Inter. La catena di errori sul gol dell’Inter evidenzia, ancora una volta l’enorme limite della Roma di Juric, come quella di De Rossi, Mourinho, Fonseca e via indietro nel tempo: l’assenza di terzini. C’erano una volta Cafu e Candela, Cassetti e Tonetto, Maicon e poi Kolarov. E oggi?
Juric schiera per la prima volta, dopo il reintegro in rosa, Zalewski titolare a sinistra al posto dell’infortunato El Shaarawy. E a destra Celik, lasciando in panchina l’oggetto misterioso Abdulhamid e relegando da settimane alla Primavera lo svedese Dahl e il 2007 Sangaré.
Questa è la batteria degli esterni della Roma. Una carenza così evidente da portare gli ultimi due allenatori della Roma a schierare, quasi a forza, la difesa a 3. Costretti a cambiare per colmare le lacune di un mercato che ha visto passare da Trigoria terzini di ogni caratteristica e nazionalità: Spinazzola, Bruno Peres, Vina, Santon, Reynolds, Karsdorp e chi più ne ha più ne metta. Con l’unico talento, Calafiori, lasciato andar via con troppa leggerezza.
Foto: [Enrico Locci] via[Getty Images]