Corriere dello Sport (A.De Pauli) – Sarà perché è originario di Vasteras, capoluogo della gelida contea svedese di Vastmanland, sarà perché ogni qual volta è stato gettato sui palcoscenici più prestigiosi (spesso e volentieri senza il minimo preavviso), ha sempre dimostrato una personalità disarmante rispetto alla giovane età, in Portogallo per tutti è Iceman, l’uomo di ghiaccio. Il soprannome sottratto al Val Kilmer di Top Gun calza a pennello per il centrale del Benfica Victor Lindelöf. Statuario, sfiora i 190 cm, e decisamente rapido, fin dal debutto si è fatto notare soprattutto per la capacità di uscire palla al piede, con una tranquillità al limite del soprannaturale, dalle mischie più intricate, per impostare la nuova giocata. Qualità che, fin dal debutto con gli encarnados, gli ha guadagnato l’attenzione dei principali allenatori del continente, ad iniziare da José Mourinho e da Pep Guardiola.
LA SVOLTA – Nato il 17 luglio 1994, dopo aver accarezzato i primi palloni nella natale Vasteras, ancora minorenne ha preso la drastica decisione di abbandonare amici e famiglia per trasferirsi a Lisbona. La prima soddisfazione, l’esordio con la prima squadra, nell’autunno del 2013, in occasione di un sfida di Coppa di Portogallo con il Cinfaes. La vera svolta, però, arriva solo nel 2015, quando Lindelöf viene precettato in fretta e furia dall’Under 21 svedese, a causa dell’infortunio all’ultimo minuto del futuro bolognese Emil Krafth, per partecipare all’Europeo nella Repubblica Ceca. Riadattato a terzino destro, si fa notare già nel vittorioso debutto contro l’Italia di Gigi Di Biagio, che in avanti può contare su gente come Belotti e Berardi. Poi è un crescendo, fino al trionfo finale ai rigori proprio contro il Portogallo. Gara che lo vede realizzare, glaciale come di consueto, l’ultima esecuzione vincente della Svezia. Da grande escluso, così, finisce per ritrovarsi inserito a pieno diritto nel miglior undici del torneo.
L’INTOCCABILE – Ancora qualche mese e arriva anche la consacrazione a livello di club. È il 16 febbraio del 2016 e un disperato Rui Vitoria, alla vigilia della sfida di Champions con lo Zenit di Villas-Boas, si vede costretto a reinventarsi la linea difensiva del Benfica a causa delle contemporanee assenze di Luisao e Lisandro Lopez. Tocca a Lindelöf, che a fianco di Jardel, dà vita a una partita impeccabile, neutralizzando i vari Shatov, Hulk e Danny, per non parlare del gigantesco centravanti Dzyuba, annichilito dai puntuali anticipi del ragazzino svedese. Tre giorni ed ecco anche il primo gol, nella gara di campiona- to con il Paços Ferreira. E chi lo muove più dalla formazione titolare. Basti pensare che, in quest’ultima stagione, Lindelöf ha giocato per intero tutte le 32 partite (su 34) disputate in Primeira Liga, oltre alle 8 di Champions, partecipando, finalmente da protagonista, alla conquista del 3o scudetto da quando veste la camiseta delle aquile.