Il Messaggero (M. Ferretti) – Tratteneva il respiro, lo stadio, ogni volta che Messi entrava in possesso di palla. Paura? Apprensione, diciamo… Ma anche un pizzico di ammirazione per il calciatore più forte al mondo. Come se ogni singolo tifoso dell’Olimpico nello stesso, preciso istante pensasse: e adesso cosa si inventerà? Curiosità, insomma. Comprensibile, visto che non era mai capitato che Leo fosse avversario della Roma a Roma. E dopo ventuno minuti di gioco, l’argentino aveva già lasciato il segno “atterrando” Digne e liberando così Rakitic per l’assist vincente per Suarez-gol. Da quel momento, è iniziata un’altra partita: la Roma, che aveva cominciato aspettando e ripartendo, ha continuato a giocare a testa alta, magari con meno fluidità e precisione, ma forse solo perché un po’ (troppo) impaurita di fronte ai marziani arrivati dalla Catalogna. Ecco, allora, che ci ha pensato Alessandro Florenzi, il Messi di Vitinia (sì, a Vitinia non c’è uno più forte di lui…), a ridare forza e coraggio alla squadra e all’Olimpico intero con un gol che ha dentro mille cose: abilità, coraggio, speranza, cuore e, perché no? Anche un pizzico di fortuna. Una prodezza che resterà scolpita a caratteri cubitali nella Storia della Roma, oltre che in quella personalissima del cocco di nonna Aurora. Messi, quello vero, non l’ha presa bene quella “saranga” da quasi 50 metri del romanista e così, tornato il risultato in parità, è ripartito a caccia della sua prodezza, trovando adesso avversari più tosti e meno disposti a beccare un’altra rete. Sempre stazionando sulla destra dell’attacco del Barça, Leo si è mosso molto da play maker e spesso anche da punta, rifinendo l’azione o finalizzandola. Dando costantemente la sensazione di disinteressarsi di quanto stava accadendo intorno a lui. Una sensazione e basta, comunque.
IL PIRATA MORGAN – Szczesny si è opposto ad una fucilata centrale dell’argentino in avvio di ripresa, prima di lasciare il posto, infortunato ad una mano, al pirata De Sanctis. Poi Messi, dopo un gioco di prestigio, ha colpito la parte superiore della traversa (brividi…). Esausto, e in preda ai crampi (bello il gesto dell’arbitro Kuipers di “tirargli” la gamba), il Messi di Vitinia ha abbandonato il campo sotto un diluvio di applausi. Aveva dato tutto: non doveva, non poteva aggiungere altro in una indimenticabile notte da copertina. Per una volta Messi, quello abbonato al Pallone d’Oro, passa in seconda pagina. È il calcio, bellezza…