Corriere Dello Sport (R.Maida) – E’ scritto nelle parole, che in quanto ufficiali restano registrate negli archivi: la distanza tra Luciano Spalletti e la Roma è nella prospettiva. Lo dimostra il mercato di gennaio, durante il quale la squadra non è stata rinforzata nonostante le richieste esplicite dell’allenatore. Ricordate cosa diceva il caposquadra durante la finestra dei trasferimenti invernale, per la precisione il 15 gennaio dopo la vittoria di Udine? «Per ora sopperiamo alle difficoltà con i calciatori che abbiamo. Il problema sarà a febbraio quando avremo 11-12 partite in 40 giorni. Se non avremo il numero adatto di calciatori non ne usciremo». Appunto. La Roma, alle prese con i problemi del bilancio, gli ha consegnato soltanto Clement Grenier, gentile prestito del Lione che poi si è tolto lo sfizio di eliminare il club amico dall’Europa League. Non bastava. A Spalletti non bastava per colmare il buco numerico lasciato da Iturbe (passato al Torino) e a addolcire la sperequazione qualitativa tra titolari e riserve.
DESAPARECIDO – Numeri alla mano, l’unico innesto arrivato a Trigoria a gennaio non è servito quasi a niente. Spalletti lo ha schierato una volta titolare, a Palermo, ottenendo in cambio una buonissima performance con tanto di assist. Poi però, tra problemi fisici e scelte alternative, non l’ha quasi più utilizzato. Considerando che la Roma aveva trattato prima di Grenier molti altri giocatori, anche di ruoli diversi (Rincon, Gomez, Defrel, Pellegrini, Baselli, Feghouli, Deulofeu) senza riuscire ad attirarli perché «noi non siamo nelle condizioni di poter dire prendo questo o quello» (altra sentenza di Spalletti, 7 gennaio), è legittimo immaginare che l’allenatore sia rimasto molto deluso dalla campagna invernale. E che per questo abbia insistito sugli elementi della rosa che riteneva più idonei, a costo di spremerli come poi lui stesso prevedeva sarebbe successo. Risultato: la Roma ha sgretolato la sua stagione in una settimana con le tre sconfitte consecutive contro Lazio, Napoli e Lione.
IL BABY – In questo contesto appare stramba la rinuncia totale a Gerson, titolare fuori ruolo il 17 dicembre a Torino contro la Juventus e poi mai più sollecitato, nemmeno per un minuto. La Roma esclude un provvedimento punitivo per un ragazzo che a fine gennaio aveva fatto saltare un prezioso trasferimento al Lilla, operazione utile a sistemare i conti e a scongiurare minusvalenze sul suo cartellino pagato (forse incautamente) 19 milioni da Walter Sabatini. Ma certo la coincidenza, zero minuti di gioco dopo il no ai francesi, è bizzarra: se si vuole valorizzare un patrimonio, aiutandolo a crescere, sarebbe più funzionale concedere cinque minuti a lui, spaurito brasiliano nato nel 1997, rispetto che a Totti. Facendo nel contempo rifiatare Strootman e Nainggolan, chiaramente bisognosi di riposo.
FLOP – Rosa incompleta allora, su cui si è accanita anche la sorte. Perché oltre al doppio infortunio di Florenzi, che poteva essere il miglior acquisto del 2017, Spalletti non ha mai potuto allenare il vero Vermaelen, accolto dall’entusiasmo allo sbarco da Barcellona eppure capace di combinare solo disastri nella sua stagione romana: dall’espulsione di agosto contro il Porto alla partita da incubo contro Muriel della Samp, la sua ultima da titolare in campionato, fino allo strafalcione ininfluente di coppa contro il Villarreal. E Spalletti un po’ lo sospettava, quando in estate parlava di «opera d’arte a basso costo» alludendo all’inaffidabilità fisica di un ex grande difensore. Cassandra, la profetessa inascoltata dell’epica greca, probabilmente era nata a Certaldo.