L’evoluzione del gol

Corriere della Sera (M.Sconcerti) – Credo che Icardi e Dzeko aprano e chiudano lo spettro del gol, la sua gamma di colori. Sono molto diversi ma hanno caratteristiche finali che li avvicinano. Dzeko è un puro colpitore, calcia di collo pieno, è monumentale e classico, quando corre, quando tira, quando salta, sembra sempre in posa. È il suo modo per concentrare la forza. Non ha dribbling, anche se è un giocatore tecnico, semplicemente gli interessa poco. Ha potenza e geometria. Abbiamo parlato spesso di geometria per gli attaccanti. Non intendo il teorema di Pitagora, intendo l’uso dello spazio, sapere trovare a occhi chiusi la traiettoria meno banale, la più angolata. Dzeko ha questa dote. E ha un formidabile senso dell’equilibrio in corsa, nel momento del tiro. Difficilmente calcia alto: o a terra o a mezza altezza, le cose più complicate per un portiere. È della nuova stirpe di attaccanti, quella cominciata da Ibrahimovic e dagli africani, attaccanti cioè di grande forza e tecnica, arrivati tra la fine del secolo scorso e gli anni duemila. Dzeko è un seriale del gol, è come sapesse molto lingue.

Icardi è più personale, è improvviso, è un pupazzo che salta fuori dalla scatola e spaventa i bambini. Dzeko è più universale, Icardi è un ragazzo prodigio, anche questo va messo nel conto. Uno ha 31 anni, l’altro 24, è ancora in formazione. Ed è sempre andato migliorando. I gol di Icardi assomigliano a quelli di Dzeko quasi soltanto sui calci d’angolo, sui cross radenti, quando si anticipa di testa l’avversario. In tutto il resto Icardi è un inventore di gol. L’esempio migliore è la seconda rete segnata al Milan colpendo solo un angolo del pallone mentre era a mezza altezza dentro un movimento incongruo. Opinione personale: a me piace più Dzeko ma non significa niente. Poche volte non partecipa al gioco, Icardi è l’opposto. Per questo segna spesso tre gol e poi per qualche giornata si acquieta. Ma Dzeko ha una squadra che gioca per lui, Icardi gioca in un’Inter complessa proprio nella sua zona del campo. Anche questo lo aiuta a cercare l’idea impropria.

Resta adesso un’ultima domanda: dove vanno collocati nell’orizzonte dei centravanti? Tenendo fuori Messi e Ronaldo direi che come completezza personale siamo al top. È diverso Immobile che più dei due ha capacità di partire da lontano e tenere il pallone, sa incrociare da un lato all’altro, campo-porta, come nessun altro, ma ha bisogno di stile, di geometria, direi quasi che è troppo esatto. Diventa appena più prevedibile, per questo in campo internazionale ha difficoltà. Il migliore in assoluto mi sembra ancora Suarez che ha fisico, classe e cattiveria. Poi Cavani, poi Kane, che assomiglia sia a Immobile che a Dzeko. Ha 24 anni, vedremo che piega prenderà. Morata è un contropiedista, un Salah dell’area di rigore. Gabriel Jesus ha numeri eccezionali ma non è un professionista del ruolo, diventerà un numero dieci. Aubameyang risente della crisi del Dortmund, ma è un attaccante completo. L’aria nuova viene da Lukaku del Manchester United, un’evoluzione ultima, grande forza e velocità, un po’ di furia e un po’ di confusione, come sempre quando la forza è troppa. Ma Dzeko ha già giocato in Premier e Icardi può giocare dove vuole. Dovessi fare una Top five metterei Suarez, Dzeko, Cavani, Icardi e Lukaku. Ma è quasi un gioco. Aspettando Higuain.

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