La Gazzetta dello Sport (A.Catapano/M.Ilaria) – E se alla fine si scollinasse la famigerata scadenza dell’11 dicembre? Il partito dei «temporeggiatori» sta prendendo quota in Lega Serie A. Stamattina è in programma l’ennesima assemblea elettiva ed è probabile un’altra fumata nera. A quel punto l’idea di molti club è di chiedere alla Federazione una proroga del commissariamento–che termina, appunto, l’11 dicembre – fino al 29 gennaio, cioè la data delle elezioni federali. Il convincimento di diverse società, in particolare quelle che si riconoscono nel fronte riformista (Juve, Inter, Napoli, Roma, Fiorentina, Torino, Sampdoria, Sassuolo, Bologna, Cagliari), è che in questa fase di interregno calcistico, figlio della disfatta azzurra, non sia necessario che la Lega affretti il rinnovo delle nomine, col rischio di un compromesso al ribasso: il presidente Tavecchio è dimissionario, il consiglio federale è formalmente decaduto. E, in via Rosellini, sono altre le priorità: su tutte la vendita dei diritti tv domestici (il 5 gennaio la pubblicazione del bando), in uno scenario incerto e con il canale tv della Lega nel cassetto se non dovessero arrivare offerte soddisfacenti. Un tema, questo, che sta a cuore a tutti perché ne va della sopravvivenza finanziaria delle squadre stesse: in primavera bisognerà andare in banca per gli anticipi di cassa, con quali contratti tv in mano?
VERSO LO SCONTRO – Rispetto all’ultima assemblea, in cui ci si era lasciati con l’impegno di trovare un’intesa sulle cariche, non sono stati fatti passi in avanti. Se la commissione per l’a.d. ha completato il lavoro, partendo da una rosa di oltre 200 nomi (in pole Kahale, seguito da De Siervo), quella per il presidente si è divisa, prima ancora che sul nome, sul profilo: istituzionale o esperto di politica sportiva? Claudio Lotito, dopo averci provato con Squitieri, Marchetti e Vegas, giura di avere in serbo un nome in grado di raggiungere un consenso bipartisan. Ma non l’ha voluto condividere con nessuno alla vigilia (per non bruciarlo, anche se ieri sera già circolava il nome del presidente di Aeroporti di Roma Antonio Catricalà, viceministro all’Economia nel governo Letta, per sei anni a capo dell’Antitrust) e le 10 «riformiste» restano scettiche perché temono la candidatura di un presidente di bandiera. Oggi si capirà tutto. Senza un’intesa si prenderà piena consapevolezza di questo «stato sospeso». Tavecchio è pronto a esaudire in fretta un’eventuale richiesta di proroga del commissariamento, che in federazione ritengono un atto di ordinaria amministrazione, consapevole che una mossa del genere porterebbe lo scontro con il Coni a livelli mai visti. Malagò, infatti, insiste a trovare pareri legali che legittimino un commissariamento della Figc, ma la ricerca finora non ha prodotto risultati confortanti. Gli organi direttivi, infatti, continuano a funzionare regolarmente.