Corriere dello Sport (R. Maida) – Possiamo chiamarlo serenamente effetto Lukaku. In otto partite e uno spicchio, la presenza del centravanti più forte in circolazione ha fatto volare i numeri realizzativi della Roma. Mourinho ha insomma risolto il principale problema della scorsa stagione: la scarsa cattiveria nelle aree di rigore avversarie, l’insufficiente concretezza nei metri decisivi del campo.

Pensate che nel 2022 la Roma, dopo 8 giornate di campionato e 2 di Europa League, aveva prodotto 14 reti e ora è salita a 25. Ma se il malloppo totale è stato arricchito anche dal 7-0 all’Empoli, possiamo spostare il mirino su altri dati che spiegano meglio la novità: lo scorso anno per esempio la Roma tirava molto di più in porta ma raccoglieva meno. La tabella mostra le differenze: 142 tiri totali contro 174, 50 tiri nello specchio contro 62.

Può non dipendere da Lukaku, che guarda caso a Cagliari ha segnato la sua prima doppietta con la Roma? Del resto anche l’indice degli expected goals, i gol attesi che sono un nuovo e considerato parametro di valutazione degli specialisti, è molto più rassicurante: nella scorsa stagione a fronte di 14 gol reali, quelli attesi erano 19,1. I

n altre parole la Roma non sapeva finalizzare con profitto la mole di gioco prodotta. Oggi invece le reti segnate sono 25, quasi 10 in più di quelle che avrebbe dovuto “contabilizzare”. Non a caso in addirittura 7 partite su 10 il tabellino riportava più reti della Roma rispetto a quanto sarebbe stato lecito aspettarsi in relazione alle occasioni create.