Quarta fumata nera per l’elezione del presidente della Lega di A: e questo era nelle previsioni. Molto meno che le 6 big, ovvero Juventus, Roma, Napoli, Milan, Inter e Fiorentina se ne andassero in anticipo dall’assemblea sbattendo la porta nei confronti delle 14 consorelle medio-piccole, con le quali è confluita la Lazio di Claudio Lotito. «Frattura insanabile», ha detto l’amministratore delegato rossonero Adriano Galliani, fattosi portavoce delle società «che insieme rappresentano l’80% dei tifosi italiani. La governance è una foglia di fico, per finire ai soliti problemi economici di questa Lega».
Infatti la rottura sarebbe arrivata sulla riforma dello statuto, nella parte della distribuzione su risorse, con le grandi in disaccordo su una divisione che innalzerebbe dal 40% al 50% la parte uguale per tutti della torta dei diritti tv, facendo pesare di meno il bacino d’utenza e i risultati. «Le nostre proposte sono assolutamente ragionevoli», ha replicato il numero uno del Cagliari Tommaso Giulini a nome delle medio-piccole. Stallo totale: niente nuovo presidente, niente nuovi consiglieri federali, anche se formalmente i 14 club rimasti in assemblea avrebbero avuto i numeri per nominarli, mentre per le questioni di rilevanza economica ci vogliono 15 voti per far passare modifiche.