La Gazzetta dello Sport – Luca Di Bartolomei, figlio di Agostino, ex capitano della Roma, contribuisce al dibattito sull’Olimpico semivuoto per il derby con questo intervento. È un imprenditore, è responsabile Sport del Pd. Più che fare tristezza, come dicono molti, il derby di Roma senza pubblico deve far riflettere. Con una premessa indispensabile per capire come siamo arrivati a questo punto: prima dell’avvento del Prefetto Gabrielli e del Questore D’Angelo, la gestione della sicurezza dentro e fuori l’Olimpico faceva acqua da tutte le parti. Diciamocelo onestamente. Per troppi anni lo Stato, la politica, ampi pezzi della nostra opinione pubblica hanno tollerato – e in certi casi perfino assecondato – che gli stadi d’Italia fossero una zona franca: un luogo terzo in cui si potessero non rispettare le regole della comunità in cui viviamo. E così – come dimostrato da molte inchieste – un giorno abbiamo scoperto di aver ceduto pezzi di sovranità a personaggi a metà tra il farsesco e il minaccioso. E quando non vanno allo stadio si sentono parlare per radio. A rimetterci, come sempre, le tante persone perbene che alla partita ci vorrebbero ancora andare. Certo si potrà dire che il rapporto fra alcuni capipopolo e l’illegalità è un legame di vecchia data: ed è vero. Negli anni 70 e 80, frange delle curve vivevano dinamiche di matrice politica. Nel tempo una parte di queste (oltre ogni discorso di colore) ha poi fatto il salto diventando delinquenza organizzata legata ai business propri del calcio (merchandising, biglietti, eccetera) o a una particolare costruzione di consenso territoriale da spendere in questa o quella tornata elettorale. È così da sempre e va cambiata. A Roma come a Bergamo.
Ecco perché la richiesta di normalità di Gabrielli infastidisce. Promettere di far sparire le barriere non appena le cose cambieranno spaventa. Spaventa perché inchioda a un comportamento normale che i ras della curva non possono tollerare perché mina la loro autorità. E che cosa c’è di sbagliato nell’augurarsi che si possa andare allo stadio senza temere violenze fisiche né psicologiche? Le figure di cartapesta che dicono di guidare le curve la smettano con questa prova muscolare figlia di logiche che col calcio non c’entrano nulla. Sono mercanti nel tempio. Poi certo se l’Olimpico va deserto non è solo colpa loro. E questo è il grande tema dei nostri impianti: vecchi e inospitali. Ma c’è anche un tema culturale: ci vuole tempo perché le persone si convincano che vale la pena abbandonare il salotto di casa e portare allo stadio un figlio serenamente. È una battaglia lunga, che in pochi finora hanno avuto il coraggio di fare. Pallotta mi sembra fermo sul punto (anche più della società che presiede). Ma non basta. Dobbiamo avere tutti più coraggio. Soltanto così torneremo allo stadio normalmente.