Lazio e Roma: il derby logora chi non lo vince

Il Messaggero (A.Angeloni) – Il derby racconta sempre qualcosa al di là del risultato. Un qualcosa che è indicativo e non definitivo. Nell’ultimo Lazio-Roma, Sarri ha inciso per aver scelto una strada diversa: ha scelto una partita di attesa, optando per il contropiede, per il baricentro basso, per la caccia alla profondità. Mourinho invece sta andando avanti con le sue forze, il suo carsima ma con una arosa limitata. Nella Roma c’è un esercito di invisibili: Diawara, Darboe, Villar, Reynolds, Kumbulla e in parte anche Smalling. Legittimo che Mourinho cerchi stabilità prima di fare turnover, ma giocando ogni tre giorni la Roma rischia di pagare il caso fisico.

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La rotazione costante c’è solo in attacco, altri come Ibanez e Mancini sono stati sempre presenti, lo stesso dicasi di Karsdorp e Vina mandato in campo in condizioni precarie domenica. Il “tempo” di cui parla Mourinho è proprio questo: l’attesa che le seconde linee lo mettano in difficoltà e si facciano largo. La Roma mostra carattere, forza mentale, doti dimostrate anche durante un derby perso, ma denota uno scarso equilibrio. La squadra subisce troppo e i difensori sono sotto pressione. Mourinho è soddisfatto della parte offensiva, ma non basta. La Lazio invece esce dal derby con più certezze.

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