SPORTWEEK – Il settimanale della Gazzetta dello Sport ha intervistato il centrocampista della Lazio Antonio Candreva, il quale è tornato sul suo approdo nella capitale e sul difficile inizio con i tifosi laziali. Questo le sue parole:
Se lo ricorda, lo striscione che gli ultrà le fecero trovare al primo giorno d’allenamento? “Benvenuto all’inferno”, c’era scritto…
«Me lo ricordo eccome.Lo guardai e provai delusione, amarezza, impotenza. E ricordo che, all’uscita, Andrea Moretti, il mio agente, mi fece sdraiare sul sedile posteriore della sua auto per evitare che i tifosi ammassati all’esterno mi riconoscessero»
Ai loro occhi, il suo peccato originale consisteva nell’essere stato tifoso della Roma da bambino.
«Sono cresciuto a Tor de’ Cenci, quartiere romanista. Ho cominciato a giocare nella Lodigiani, storico serbatoio giallorosso. La mia prima partita alla Juve l’ho giocata contro la Roma: alla vigilia mi chiesero quali fossero i giallorossi che preferivo e io feci i nomi di Totti e De Rossi. Dissi la verità, nient’altro»
Se la chiamasse la Roma?
«No. Non accetterei mai»