Il Corriere Dello Sport (R.Maida) – Ad ascoltarla, a rielaborarla, a leggerla, non suona affatto bene nell’ottica della Roma. Il futuro assessore all’urbanistica del Comune, Paolo Berdini, ha bocciato senza appello l’ipotesi della costruzione di uno stadio nel sito di Tor Di Valle: «Sono contrario allo stadio della Roma così come immaginato nel progetto vagliato dal Comune – ha spiegato a Radio Radicale -. La Roma ha a disposizione lo stadio Olimpico e lo stadio Flaminio che vanno valorizzati e trovo assurdo regalare ad un privato un milione di metri cubi di cemento in cambio di servizi che sono un atto dovuto alla città». Berdini poi è andato oltre: «Ritengo inoltre che su un progetto del genere si possa indire un referendum per chiedere ai cittadini la loro opinione. Rispetterò le leggi, ma userò ogni mezzo consentito per impedire questo scempio e per tutelare gli interessi della città».
GLI UMORI – A Trigoria e soprattutto negli Stati Uniti quella parola, «scempio», è stata accolta con un certo dispiacere. Pallotta, dopo le infelici dichiarazioni di Mauro Baldissoni a proposito del sindaco in pectore Virginia Raggi, era convinto di trovare un’apertura maggiore da parte della giunta del Movimento Cinque Stelle. A questo punto la proprietà della Roma deve augurarsi che il Comune non revochi la delibera di pubblico interesse, approvata dall’assemblea capitolina in piena gestione Marino. Altrimenti dovrebbe ripartire da zero, con o senza il ricorso alle vie legali minacciato dall’avvocato Baldissoni. E la nascita dello stadio di proprietà, nella migliore delle ipotesi, avrebbe tempi più lunghi.
LA REGIONE – Nel frattempo però vanno registrate anche le dichiarazioni di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, che aspetta il via libera per aprire la Conferenza dei Servizi, che per legge deve esaminare il progetto entro sei mesi salvo una sospensione dovuta ad approfondimenti sull’impatto ambientale del progetto stesso. «Il progetto è al Comune e stiamo aspettando che ci venga ufficialmente inviato con il parere sulla conformità rispetto all’interesse pubblico votato dall’assemblea capitolina – ha spiegato Zingaretti – Siamo pronti ad esaminarlo». Dipende tutto dal Campidoglio, insomma.