Infortunatosi alla vigilia del derby Roma–Lazio del girone d’andata, Marco Guida è fermo ai box da gennaio 2025, quando la designazione arbitrale fu affidata a Pairetto. L’arbitro campano ha all’attivo 208 gare dirette in Serie A e 22 tra Champions ed Europa League. Il direttore di gara è stato intervistato a Radio CRC, dove sono stati trattati diversi argomenti: la sua esperienza, la violenza contro gli arbitri e la scelta personale di non arbitrare il Napoli. Queste le parole del fischietto di Torre Annunziata:
“Il tema delle violenze sugli arbitri è molto delicato, soprattutto quando si parla di ragazzi di 14-15 anni che, quotidianamente, subiscono violenze. Ci tengo a mandare un caloroso abbraccio a Diego (arbitro di 19 anni aggredito in una partita tra Under 17 in Sicilia ndr). Un abbraccio da parte di tutta la nostra associazione nazionale e internazionale. Anche tanti colleghi dell’estero hanno espresso solidarietà verso di lui. Quello che ha vissuto è un attacco vile, vigliacco e disgustoso. Sono i media e i giornali che rappresentano l’arbitro come la figura del nemico da insultare a prescindere. Non riesco a passarci sopra, non riesco a vedere una partita di un ragazzino in cui i genitori dei ragazzi che giocano in campo a prescindere lo insultano. Un ragazzino coetaneo dei loro figli. Sono genitore di tre figli e credo fortemente che sia un qualcosa di profondamente diseducativo per i ragazzini. Qui parliamo di ragazzini che per passione e per un senso di rispetto delle regole fanno questo lavoro e praticano questo sport per diventare un giorno arbitri di Serie A. Vengono insultati dall’inizio alla fine della partita. Anche io sono passato per i campi di provincia e ho preso degli insulti, però questa è un’attività che ti fortifica come uomo e poi come arbitro. Ho avuto la fortuna di non subire mai un’aggressione. Da genitore mi fa molto male sentire di ragazzi di 14 anni che vengono insultati e aggrediti. Sono rimasto colpito dalla scena di una mamma di un ragazzo che mentre un giovane arbitro veniva aggredito gli gridava “venduto”. Questi ragazzi arbitrano per 30 euro a partita che equivale ad una pizza e lo fanno solo per passione e rispetto delle regole. Mettetevi nei panni di quel genitore che deve assistere all’aggressione del proprio figli che potrebbe essere un loro coetaneo. Il messaggio deve arrivare da tutto il mondo del calcio. Dall’anno prossimo sarà solo ed esclusivamente il capitano a poter parlare con il giudice di gara. Si sentirà responsabilizzato dei comportamenti della propria squadra. Quello che è accaduto sabato è un accaduto che deve far riflettere tutto il mondo del calcio. Io e Fabio Maresca possiamo arbitrare tranquillamente il Napoli, ma abbiamo deciso di non farlo poiché il calcio viene vissuto in maniera diversa da altre città come Milano. Non ci sono linee territoriali, ma abbiamo fatto solo quello che riteniamo fosse più opportuno”.