Il Messaggero (A.Angeloni) – La Roma spaccata da Francesco Totti, anche questo si è detto. E molti lo pensavano pure. Perché Totti segna per se stesso e non per la Roma; perché Totti pensa solo ai fatti suoi e della Roma non gliene frega niente; perché Totti vive solo per il rinnovo del contratto. E altre fesserie del genere hanno riempito la città in questi ultimi giorni, dopo la magia che quel numero 10 con la maglia giallo e rossa ha regalato al mondo appassionato di belle storie di calcio.
IL PUNTO – La situazione, andando nel concreto, è chiara: Francesco si sente calciatore e vorrebbe continuare a farlo con la società che ha scelto da quando era bambino e che ha portato dentro di sé da sempre. Purtroppo per lui, il contratto scade. C’è dall’altra parte una società che non vuole ricominciare la prossima stagione con il capitano in rosa. Lo ha detto a lui e pubblicamente ha dichiarato, prima e dopo, che il destino di Totti non può che sceglierlo Totti. Pallotta da Boston per adesso non interviene e continua a far sapere che questa è «materia privata», tra lui e Francesco. La società pensa solo a quanto di negativo (???) possa portare la sua presenza nella squadra con la sua presenza “ingombrante” nello spogliatoio. La Roma americana vuole svincolarsi dalle vecchie abitudini, che l’avevano abituata a sorreggersi sempre, nel bene e nel male, a un calciatore rappresentativo. Totti è gradito come dirigente, non troppo come giocatore. E perché non lo dicono apertamente? Perché il club vuole che Francesco prenda coscienza della situazione e che sia lui stesso a comunicarlo, per il bene di tutti. Pallotta non lo dice, Totti non ha cambiato idea e siamo al punto di prima. Mercoledì c’è stato qualcosa che un po’ gli equilibri li sposta. In società si continua ad aspettare, Spalletti appare invece più ammorbidito. E ieri si è autoconvocato (come spesso ha fatto anche in passato) per l’allenamento personalizzato di Totti, impegnato il pomeriggio con il battesimo della figlia Isabel e quindi impossibilitato a frequentare il lavoro con il resto del gruppo. Spalletti è stato a Trigoria con Totti: l’ha preparato, ci ha parlato. Si sono chiariti su parecchie cose. Il tecnico è l’unico che può aiutare Totti in quella che è una oggettiva difficoltà. Lucio non ha cambiato idea nel merito, perché Totti non potrà più essere al centro del progetto tecnico, ma quelle due ore insieme sono servite a fargli capire che da lui pretende maggiore attenzione soprattutto fuori dal campo, e siamo tornati ad esempio a quanto successo a Bergamo e a certi suoi visucci quando è stato messo fuori dalla formazione, vedi ad esempio l’ultimo derby. Se è stato un riavvicinamento definitivo, lo scopriremo presto. Chiamiamolo, intanto, disgelo.
IL POMO DELLA DISCORDIA – Totti mostra una certa rilassatezza, dovuta anche al colloquio con il suo allenatore e nel pomeriggio ha lanciato un post, rompendo il silenzio che durava dall’intervista a Donatella Scarnati, cioè dal 20 febbraio, vigilia di Roma-Palermo (fu messo addirittura fuori squadra). Totti non vuole essere il pomo della discordia e questo ha voluto trasmettere ai tifosi. Ecco le sua parole. «La Grande Bellezza di Roma e della Roma, come anche la favola vissuta mercoledì sera allo stadio, rappresentano un qualcosa che appartiene unicamente a chi è tifoso di questa maglia come me e come voi. I miei gol sono serviti a far vincere la squadra e la società che amo da sempre. Questo deve unire e non dividere. Lunedì ci sarà una grande partita e per me, come sempre, conta solo una cosa: gioire con i miei compagni, l’allenatore, la società e i nostri tifosi unici. Forza Roma». Sempre. Sì risponde così, no?