Quando passò da un sponda all’altra del Tevere, nell’estate del 1997, Francesco Totti era un po’ timoroso. Poi conobbe meglio Zdenek Zeman e ne rimase illuminato. Il boemo lo chiamava «stella», lui ringraziava a suon di gol e prestazioni chic all’ala sinistra, come si definiva allora lo stesso capitano giallorosso. Quando tra pochi giorni tornerà da questa parte del Tevere, il boemo lì a sinistra non ci troverà più Totti (che farà la punta centrale) ma un certo Erik Lamela. Che magari sarà un po’ timoroso anche lui per i carichi di lavoro (anche se dall’Argentina fa sapere di essere felice dell’arrivo del boemo), ma poi proverà ad illuminarsi d’immenso. Con tanto di benedizione anche di Giuseppe Giannini, l’ex capitano giallorosso, per cui «l’argentino può essere per Zeman il Totti di 13 anni fa».
Doppia verità In realtà, la verità si spinge più in là ed è ambivalente. Lamela può essere per Zeman il Totti di 13 anni fa, ma è soprattutto il boemo che può essere per Erik quello che fu per Totti allora. Un maestro di calcio, un insegnante anche fuori dal campo. Totti con il boemo imparò i movimenti dell’attaccante, i tagli, le astuzie che fanno la differenza. Esattamente tutto quello che serve ora a Lamela per spiccare il volo e fare il salto di qualità. Nella sua prima stagione italiana, l’ex talento del River Plate ha infatti acceso la luce con dei bagliori improvvisi, ma quella luce è rimasta accesa solo ad intermittenza. Per un ragazzo che ha appena compiuto 20 anni, ci sta. Per uno, poi, che si appresta ad avere Zeman, è quasi una mano santa. Ha l’obbligo di sgrezzarsi, la necessità di perdere qualche vizio e aggiungere qualche virtù. E così, con la cura-Zeman, «Coco» può davvero trasformarsi da diamante grezzo ad uno scintillante brillante.
Posizione ed eredità Del resto, Erik quest’anno è partito spesso proprio lì, a sinistra, nel tridente di Luis Enrique, proprio dove 13 anni fa giocava Totti. E al capitano Erik chiederà anche consiglio, visto il rapporto che c’è tra i due (Lamela, tra l’altro, vive con la famiglia proprio in una bella villa all’Axa del capitano). «Francesco è uno di quelli che mi dà più consigli», ha detto spesso in passato. E la gente ha provato subito a metterli vicini, Lamela erede di Totti. O, almeno, in prospettiva. «Credo sia esagerato, Francesco è immenso ed è la storia del club», ha risposto Erik ad «Olè» qualche mese fa. In campo, però, sarà così. Lì, a sinistra, nel tridente di Zeman, anche se poi Erik può andare a giocare anche a destra. «Ed io con il boemo lo vedo proprio alla Robben, capace di rientrare con il sinistro per calciare in porta — dice Di Biagio, che di Zeman è stato a lungo la musa in campo — L’augurio è che Lamela possa maturare come ha fatto Totti. Anche Francesco da ragazzino non segnava tantissimo e dopo aver lavorato con il boemo, poi non ha smesso più. Ed a volte, a partita in corso, Erik potrebbe giocare anche tra i tre di centrocampo, lì Zeman uno dei due intermedi lo vuole con i piedi buoni». Che è poi la vecchia idea di Sabatini, quando la scorsa estate sognava un terzetto in mezzo al campo composto da Erik, De Rossi e Pastore. Una pazza idea (forse) dell’epoca.
In Argentina Erik in questi giorni è a casa sua, a Buenos Aires, e si sta godendo le vacanze. Non è stato convocato in nazionale e di questo un po’, in cuor suo, ci è rimasto male. Ma ha trovato lo stesso il tempo e la voglia di stare con i compagni della Selección e di fare gli auguri a Sergio Aguero, che contro l’Ecuador ha festeggiato i suoi 24 anni. Chissà che con Zeman presto non cambi anche questo. E magari, allora, saranno gli altri a fare gli auguri ad Erik. A cominciare da Totti, che con il boemo è diventato quello che potrebbe essere Lamela.
Gazzetta dello Sport – Andrea Pugliese