Basta guardare la classifica per rendersi conto di quanto sia pesante il successo sul Palermo: minimo e sofferto, con troppi rischi, ma fondamentale per riprendere la marcia interrotta nella notte del derby. La Roma vince 1 a 0 e fa un salto in alto grazie al suo attesissimo debuttante, l’argentino Erik Lamela che lascia subito il segno e si presenta proprio come società, allenatore, compagni e lui stesso speravano. Un gesto da campioncino. Uno solo, ma da tre punti. Un sinistro a giro, dopo meno di sette minuti, per l’inizio migliore possibile della sua avventura giallorossa. L’Olimpico dei quasi quarantamila dopo l’applauso per Franco Baldini che ritorna a casa e la commozione per Marco Simoncelli che purtroppo non c’è più, si esalta per il diciannovenne atterrato da Baires a carissimo prezzo, quasi venti milioni.
La Roma, dunque, scopre finalmente il talento e la personalità di Lamela e al tempo stesso volta pagina dopo la sconfitta dolorosa e al fotofinish contro la Lazio. Un pomeriggio che vale doppio per il morale: l’argentino che getta la maschera e il derby che si allontana. Luis Enrique raccoglie tanto in una gara complicata e interpretata in altalena dai suoi giocatori. Pjanic sale in tribuna perché proprio non ce la fa, Heinze non sta al cento per cento e comincia dalla panchina: sono due assenze importanti e l’assetto ne risente. Ecco la nona formazione diversa in nove partite ufficiali. Cassetti gioca la prima da titolare in campionato e a destra, Juan torna in campo dopo più di cinque mesi (ultima a Catania, il 15 maggio) per far coppia con Burdisso, anche perché Kjaer è squalificato. Solo l’argentino è all’altezza. Gli altri ballano, stravolti dall’onda rosanero. Meno male che Stekelenburg si comporta da portierone, e per la prima volta la Roma non subisce reti all’Olimpico, e De Rossi è ovunque. Lui e Gago vigilano sulle ripartenze dei rivali. Pizarro, con il freno a mano tirato almeno per mezz’ora, deve cucire il gioco, lanciando gli esterni e lavorando per gli attaccanti. Il reparto offensivo, troppo sbilanciato, spacca però la squadra in due e il Palermo sa come andare a scegliere corsie e varchi per spaventare i giallorossi. Davanti Borriello e Osvaldo non sono un tandem e lo stesso Lamela, punta più che trequartista, va spesso per conto suo. La rete è splendida: riceve palla da De Rossi, bravo nel pressing, e piazza l’acuto, da posizione defilata in area, a destra sotto la Tevere. Il suo sinistro, al settimo, è una carezza verso il palo lontano.
A partita vista, sembra quasi impossibile che la Roma sia riuscita a chiuderla in modo diverso dalle precedenti: fin qui, quando ha segnato nel primo tempo (ancora nessuna rete subita), ha sempre preso almeno un gol nella ripresa. Accadde pure nel pomeriggio in cui comunque superò l’Atalanta. Stavolta no. Anche se il Palermo tira otto volte nello specchio e i giallorossi una. Mangia usa il quattro-tre-uno-due come Reja, ma i suoi attaccanti sprecano (finora, fuori casa, nessun gol e solo un punto). Compreso Miccoli, entrato nel finale. Luis Enrique, pur raccogliendo la superiorità nel possesso palla (59,5 per cento), prende atto di amnesie e paure del gruppo. Anche per questo il terzo successo in campionato conta tantissimo. Il Palermo accelera prima dell’intervallo. Migliaccio di testa indirizza a lato, Stekelenburg è straordinario con la mano destra sul tiro ravvicinato, dopo incursione in area, di Zahavi, e a seguire è pronto sul sinistro da fuori di Hernandez. Pure all’inizio della ripresa, volata di Acquah e cross sballato, la Roma si fa trovare impreparata, con Josè Angel in difficoltà. Ma riesce a sistemarsi meglio e fa venti minuti a buon ritmo. De Rossi pesca Osvaldo, a digiuno dopo quattro gol di fila: colpo di testa incrociato a lato. L’italoargentino, poi, lanciato da Pizarro, conclude in modo sbilenco. Lamela sfrutta un rimpallo, entra in area, ma appoggia fuori sul più bello. Mangia intanto interviene: piazza Cetto in mezzo alla difesa, fuori Della Rocca, e avanza Migliaccio a centrocampo. Burdisso devia il tiro a colpo sicuro di Zahavi, sempre al centro del gioco.
Luis Enrique a metà tempo si rende conto che il gruppo sbanda di nuovo: entra Perrotta per Borriello, Pizarro avanza dietro a Lamela che affianca Osvaldo. Il Palermo va all’assalto: Stekelenburg blocca il tap-in di Migliaccio, Ilicic, in campo per Zahavi, parte in fuorigioco, salta l’olandese ma De Rossi salva davanti alla porta. Pinilla calcia, Migliaccio devia a lato e involontariamente fa un favore alla Roma. Ci vuole Heinze: Juan, stanco e fragile, gli lascia i minuti in apnea. Mangia mette anche Miccoli, togliendo Acquah: quattro-due-uno-tre. Bojan per Lamela. Lo spagnolo, vivacissimo, va subito al tiro, sinistro a lato, e prepara, aiutato di Perrotta, il destro di Pizarro che conclude sull’esterno della rete. Osvaldo fa un pallonetto su Tzorvas, ma Balzaretti anticipa il colpo di testa a porta vuota. Miccoli ha due palle gol nel recupero: sinistro al volo in area che finisce in curva, su torre di Migliaccio (da espulsione per gomitata a Gago alla mezz’ora), e destro da fuori bloccato da Stekelenburg, eroe almeno quanto Lamela. Per tutt’e due è il primo successo.
Il Messaggero – Ugo Trani
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