La rivincita di Natale, come nel film di Pupi Avati, è una partita a poker. Il 4-2 della Roma al Milan che regala buone vacanze a Zeman, ai dirigenti Baldini e Sabatini, alla proprietà americana incarnata per l’occasione dal presidente Pallotta, porta una firma nobile: quella di Erik Lamela. Non un caso, forse. Il volto che più di ogni altro rappresenta il 2012 romanista, è proprio quello del giovane attaccante di Buenos Aires.
LAMELA GOLEADOR DELL’ANNO, MEGLIO DI TOTTI E OSVALDO – Vent’anni, un talento che da bambino gli aveva fatto sfiorare il Barcellona, un’aura da predestinato. Ora anche i gol. Sarà pure lontanissimo dai 91 centri realizzati dal connazionale Messi, ma a vent’anni Erik Lamela può fregiarsi del titolo di miglior realizzatore romanista dell’anno solare: 15 reti, 13 in campionato e due in coppa Italia, lo scorso anno contro la Fiorentina. Meglio di Totti, che resta con 14 centri il miglior realizzatore in campionato. Meglio anche di Osvaldo, un po’ a sorpresa terzo tra i bomber giallorossi del 2012 con 13 gol. L’evoluzione in goleador del fantasista argentino era iniziata già lo scorso anno. Con Zeman, però, si è raffinata: un nuovo ruolo, non più trequartista ma attaccante esterno a destra con facoltà di accentrarsi. Soprattutto, un nuovo modo di giocare, non più ad attendere il pallone spalle alla porta ma già rivolto verso il portiere avversario, per sfruttare le qualità di un piede raffinatissimo: 10 reti tra agosto e dicembre raddoppiando il rendimento dei primi sei mesi dell’anno solare, quando con Luis Enrique si era fermato a tre gol in campionato, oltre i due in coppa. E adesso insegue il cannoniere El Shaarawy, lontano 4 centri appena.
A 20 ANNI NESSUNO COME LUI – A dicembre Lamela ha già fatto meglio di fuoriclasse come Totti, Del Piero, Vieri, Inzaghi, Mancini, Baggio, che alla sua età non erano mai arrivati in doppia cifra in serie A. Adesso Erik gira alla media di 0.6 gol a partita, media che proiettata sulle 20 gare che mancano gli consentirebbe di chiudere a quota 22 gol. L’ultimo a segnare così tanto, alla sua età è stato Paolo Rossi, 24 gol nella stagione ’77-’78. Da allora, più nessuno. In estate, quando la sua stella non era ancora sbocciata, dall’estero era arrivata a Trigoria una proposta di 15 milioni per portarlo via. Un “no” secco la risposta del d. s. Sabatini, che sul suo talento era pronto a giurare: “Se non diventa un fenomeno mi dimetto”, sbuffava nervosamente nelle giornate meno lucenti della stellina di Baires prelevata per 14 milioni più ricchissimi bonus, commissioni e tasse dal River Plate. Confermasse l’andatura di questi primi mesi della stagione, le offerte in estate rischierebbero davvero di raddoppiare il valore di quelle ricevute un anno prima.
Repubblica.it – Matteo Pinci