«I top player? Ci sono già e sono pronti a sbocciare». Forse non lo ammetterà mai, perché è un dirigente al quale piace parlare poco dei singoli. Ma chi ascoltando le parole di Franco Baldini – a margine della presentazione della prima maglia qualche giorno fa all’Ara Pacis – non ha pensato che fossero riferite principalmente al trio Pjanic-Bojan-Lamela?
Per motivi differenti i tre hanno disputato una stagione al di sotto delle aspettative. A partire dall’argentino, che conti alla mano ha rappresentato l’investimento più oneroso della scorsa estate per il club giallorosso (20 milioni, commissioni incluse). Inizio promettente con un gol bellissimo dopo appena 8 minuti all’esordio contro il Palermo ma poi troppi alti e bassi, giustificabili solo in parte con la giovane età. Se è vero che Erik Lamela ha chiuso la stagione in crescendo – in totale al suo primo anno in Italia 31 gare e sei reti – è altrettanto inconfutabile che ha dato segnali di scarsa tenuta nervosa, cedendo per ben due volte contro la Juventus a Torino, alle provocazioni degli avversari. In rare occasioni (se si fa eccezione della gara di Napoli, in coppa contro la Fiorentina e ancora in campionato contro l’Udinese) è risultato poi determinante, nonostante Luis Enrique gli abbia concesso una fiducia che difficilmente in serie A viene data ad un ragazzo di 19 anni. Con Zeman è chiamato a maturare in fretta anche perché la sensazione è che con questo tipo di allenatore il talento cristallino dell’ex River Plate possa (finalmente) splendere di luce propria, garantendo ai guizzi e alle giocate la continuità che meritano. E magari partendo proprio da sinistra nel tridente, come fece in passato un ragazzino ventenne che faceva di cognome Totti.
C’è curiosità, invece, per capire il feeling che si potrà istaurare tra il tecnico boemo e Bojan. Arrivato come pupillo di Luis Enrique, l’attaccante ha sofferto molto l’esplosione di Borini, proprio quando sembrava – complice l’infortunio di Osvaldo – essere arrivato il suo momento. Per caratteristiche tecniche e velocità d’inserimento nei tagli, con Zeman potrebbe diventare letale. Ed è forse anche per questo motivo che dopo il ritiro di Brunico – dove il tecnico darà un primo giudizio sul calciatore dopo averlo allenato – Sabatini e Baldini potrebbero cercare di rivedere in anticipo l’accordo con il Barcellona che prevede, al momento, una sorta di leasing con il club catalano pronto a versare un premio valorizzazione di 5 milioni se lo riscatterà subito, e di un milione se lo farà invece nel 2013.
Capitolo Miralem Pjanic. E’ il calciatore sul quale Zeman si espresso in modo più netto: «Come mediano basso non lo vedo, come interno sì». Il bosniaco ha chiuso la sua prima stagione italiana con 30 presenze e 3 gol. Dopo un buon girone d’andata, in quello di ritorno ha avuto una flessione notevole. La lesione di primo grado al bicipite femorale sinistro l’ha certamente condizionato più che a livello fisico, mentalmente. Eppure anche da lui era lecito attendersi qualcosa di più. Pjanic dispone di una tecnica invidiabile ma non sempre è riuscito a prendere la squadra per mano, aiutandola nei momenti di difficoltà. Quest’anno è chiamato al salto di qualità definitivo, soprattutto a livello di personalità. Zeman lo vede interno, non per forza sinistro: con Lamela e un terzino offensivo (Dodò?) su quella fascia, Pjanic potrebbe essere infatti dirottato a destra. Dove a coprirlo ci sarà un elemento abile anche in fase di copertura. L’identikit non si discosta troppo da Jorge Fucile, di proprietà del Porto ma in prestito al Santos. Il terzino uruguayano, classe ’84, può giocare su entrambe le fasce anche se il suo piede naturale è il destro. Costo dell’operazione: poco meno di 4 milioni. Per la mediana piace Flamini (prossimo a svincolarsi dal Milan) ma c’è da risolvere il problema, non secondario, dell’ingaggio. In attacco continua a circolare il nome di Destro ma Inter e Juventus sembrano essere in vantaggio.
Il Messaggero – Stefano Carina