Corriere della Sera (S. Agresti) –Pedro sta per diventare l’emblema di una rivoluzione, o forse di una evoluzione: il suo trasferimento dalla Roma alla Lazio è cosa quasi fatta, un compromesso storico applicato al pallone.
L’ultima volta che un calciatore era passato direttamente da un club all’altro della Capitale è datata addirittura 1985, trentasei anni fa; il protagonista fu il portiere Astutillo Malgioglio, riserva giallorossa, il quale pur di giocare andò in B nell’altra squadra della città (i nuovi tifosi non la presero bene, dopo un anno fu costretto a fuggire).
Dopo di allora, mai le due società hanno messo in piedi un’operazione di mercato, solo sgarbi e scippi: perché cercare rogne? Pedro è uno dei calciatori più vincenti della storia: una miriade di titoli tra Spagna, Barcellona e Chelsea. A Mourinho non piace: lo ha messo subito fuori rosa. Sarri lo adora. L’operazione, insomma, conviene a tutti: la Roma risparmia due anni di ingaggio; la Lazio prende gratis (un milione di bonus) l’ala invocata dall’allenatore; il giocato prova a rinascere.
Eppure qualche anno nemmeno se ne sarebbe discusso, di un affare coì logico. Cos’è cambiato? È cambiato il calcio, causa Covid: società che buttavano milioni ora risparmiano anche sulla bolletta della luce. Di fronte alla reciproca convenienza, Roma e Lazio si sono parlate con serenità. Ma forse sono cambiati anche gli uomini: Lotito è lo stesso da 17 anni, i Friedkin sono nuovi di queste parti.
Cosa può interessare a un businessman americano di antichi rancori e inimicizie viscerali? Se c’è un affare da chiudere, chiudiamolo. E se Pedro farà sfracelli con la Lazio, pazienza: il compromesso val bene un rischio.