La Gazzetta dello Sport (M. Canfora) – I prossimi giorni per il capo della Procura, Giuseppe Chinè, non saranno assolutamente tranquilli. Avrà lavorato da casa, il procuratore, sul caso scommesse. Il fascicolo che ha tra le mani è bello ampio. Ieri non ci sono state rivelazioni clamorose ad agitare tutto il movimento, ma la situazione resta di estrema allerta. Le pene, ossia le squalifiche, possono essere molto pesanti.
Nicolò Fagioli lo sa bene, e con i suoi avvocati deve evidentemente aver studiato una strategia per uscire da questa storia nella miglior maniera possibile. Leggi, restare a piedi, senza calcio, solo pochi mesi. Da qui l’autodenuncia alla Procura, ammettendo di aver scommesso sul calcio e fornendo elementi utili alle indagini. Massima collaborazione, come filtra da più parti, con Chinè che ha già ascoltato il centrocampista della Juve più volte.
Sono stati fatti nomi, è stato spiegato quale fosse lo sport oggetto delle scommesse, l’entità delle stesse e i siti (illegali) dove il denaro girava. Sembra ormai assodato che Fagioli abbia ammesso di aver puntato su partite di calcio (si sussurra anche di Serie A e Champions), ma mai su quelle della Juventus. E questo livello difensivo è stato un passaggio fondamentale per puntare dritti a un sostanzioso sconto o sulla pena.