La Serie A cerca nuovi confini

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Il Messaggero (A. Angeloni) – Provinciale e globale, a base allargata eppure fortemente centralizzata, aperta al nuovo che avanza anche se quel nuovo è in realtà più vecchio di ciò che era già datato di per sé. Se esiste da qualche parte un regno delle contraddizioni deve avere qualche forma di organizzazione simile a quella della prossima serie A. Chiamatela “massima divisione” se più vi piace, ma non fate confusione con “divisione massima” perché la seria A 2015/2016, al contrario unisce, accentra, accorpa, ma di certo non divide.

La bilancia promozioni/retrocessioni, di fatto, ha dato corpo a una categoria meno rappresentata a livello regionale e provinciale: si giocherà solo in 10 regioni e 13 province.Tre regioni danno solo una squadra alla categoria e fin qui nulla di strano. Più curioso, semmai, che ben quattro regioni tra quelle che forniscono più club abbiano comunque tutto il pallone concentrato in una sola provincia.

Tradotto, significa che la prossima serie A vivrà sulle rivalità stracittadine: saranno ben sette i derby, considerando sia quelli classici – Roma, Torino, Milano, Genova e Verona – che quelli provinciali, nonostante a Firenze fatichino parecchio a considerare derby quello con l’Empoli. C’è poi il caso di Modena che è la vera novità della stagione: con il capoluogo che sguazza in serie B – e che, anzi, ha dovuto aggrapparcisi alla cadetteria, spareggiando con l’Entella – il derby in serie A se lo giocheranno due piccoli centri della provincia: Carpi, fresco di prima storica promozione, e Sassuolo, che la stessa impresa l’ha centrata due anni fa e che adesso, con i distinguo del caso, può fregiarsi insieme all’Inter del titolo di unica squadra mai retrocessa dalla A alla B. Buchi neri delle statistiche.

Carpi e Sassuolo, peraltro, sommano meno degli abitanti di Modena, il che ci guida verso un’altra considerazione. La serie A sarà più “esclusiva” non solo su base geografica, ma anche meramente numerica. Sono cinque i club del prossimo torneo di base in città con meno di 100.000 abitanti, senza contare il Chievo che nella grande Verona pesca tifosi in un quartiere di 4500 anime.

I suoi tifosi ce li ha, eccome, il Frosinone, altra debuttante, che tiene a battesimo due derby regionali con Roma e Lazio, un inedito assoluto per la regione che mai, nel girone unico, aveva avuto tre rappresentanti in serie A. Fa specie, anche, che nel campionato dei piccoli centri ben quattro club affidino la propria vocazione globale a capitali stranieri. Roma e Inter sono state raggiunte dal Bologna americano di Tacopina e Saputo, con il Milan che nel frattempo si affida a Mr Bee per recuperare terreno sulle big europee. Quattro società su 20, un quinto esatto. Mai successo.

Se tra stadi e uffici la metomorfosi è in agguato, meglio non parlare delle panchine. Castori debutta a 60 anni, ritoccando il record di Sarri dello scorso anno. Sarri che, nel frattempo, si è guadagnato una big dopo tanto Empoli e ora, a Napoli, è atteso alla prova di maturità. A 56 anni… Per un Inzaghi che va c’è uno Stellone che viene a tenere alto il nome degli ex bomber in panchina. Per gli ex portieri ci pensa Zenga. E mentre spopolano i giovani Giampaolo, Mihajlovic e Di Francesco, restano a casa, al momento, Ancelotti, Spalletti, Zaccheroni, Prandelli, Donadoni. Ex ct e vincitori di Champions, mica gli ultimi arrivati. Eppure tutti senza panchina. Nella serie A che va in provincia non c’è spazio per chi conosce bene il mondo

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